Il lancio dell’Hwasong-16B e le basi Usa sotto tiro: la mossa ipersonica di Kim

Il lancio dell'Hwasong-16B e le basi Usa sotto tiro: la mossa ipersonica di Kim

L’ultimo test missilistico della Corea del Nord potrebbe essere stato già archiviato dai più come uno dei tanti lanci organizzati da Kim Jong Un per aumentare la pressione su Corea del Sud e Giappone. Presumibilmente in vista delle elezioni generali del prossimo 10 aprile in programma a Seoul e dell’incontro tra il premier nipponico, Fumio Kishida, e il presidente statunitense, Joe Biden, in calendario tra il 10 e l’11 a Washington in questo stesso mese. In realtà, la recente mossa di Pyongyang non dovrebbe essere sottovalutata per una ragione militare ben precisa. I missili che sta sparando Kim sono sempre più raffinati. E, almeno in linea teorica, in grado di raggiungere le basi americane dislocate nel Pacifico occidentale.

L’ultimo test di Kim

I media nordcoreani hanno battuto la notizia di un missile balistico a raggio intermedio dotato di una testata ipersonica e lanciato al largo dalla costa orientale del Paese. Hanno anche affermato che tutti i missili che il Paese ha sviluppato sono ora a combustibile solido e che hanno capacità nucleari. L’agenzia stampa del Nord, la Kcna, ha inoltre scritto che Kim in persona ha guidato i test dell’Hwasong-16B mentre l’esercito sudcoreano ha dichiarato di aver rilevato il lancio di un Irbm dalla regione di Pyongyang e che il missile ha volato per circa 600 chilometri prima di cadere nel Mare Orientale.

Pyongyang aveva già rivendicato il lancio di un missile dotato di testata ipersonica lo scorso gennaio, e due mesi più tardi aveva annunciato il collaudo di un motore a propellente solido per missili ipersonici a medio e lungo raggio. Adesso è arrivato il terzo step, ovvero la ciliegina sulla torta di un lavoro silenzioso portato avanti nel corso degli ultimi anni. In particolare, l’Hwasong-16B, è, appunto, un nuovo missile balistico ipersonico a raggio intermedio alimentato da un motore a combustibile solido.

Le basi Usa nel mirino

Come ha spiegato il New York Times, negli ultimi anni la Corea del Nord ha cercato di rendere i suoi missili una minaccia sempre maggiore per gli Stati Uniti e i loro alleati regionali, combinando tecnologie a combustibile solido e ipersoniche. Ricordiamo che i missili che utilizzano tali tecnologie sono più veloci da lanciare e più difficili da intercettare.

A differenza dei missili balistici a corto raggio, un missile balistico a raggio intermedio lanciato dalla Corea del Nord può in teoria mettere nel mirino tutto il Giappone e Guam, quest’ultimo un territorio americano situato nel Pacifico occidentale. Detto altrimenti, se scoppiasse la guerra tra Washington e Pyongyang, le basi militari statunitensi in Giappone e nella citata isola di Guam fungerebbero da rampe di lancio per i rinforzi Usa. Da qui, inoltre, partirebbero aerei da guerra e flotte navali. Ebbene, secondo gli analisti militari l’attacco rivolto contro queste strutture sarebbe è una parte fondamentale di un fantomatico ed eventuale piano di guerra di Kim.

Kim aveva minacciato di lanciare missili nelle acque intorno a Guam prima di avviare una diplomazia diretta con l’ex presidente Usa Donald Trump nel 2018. In seguito alla fumata nera, il leader del Nord ha raddoppiato gli sforzi per espandere le capacità missilistiche del suo Paese.

I risultati fin qui raggiunti da Pyongyang, a quanto pare, sono più che ottimi.

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