L’incidente occorso nel porto di Baltimora (Maryland) la mattina del 26 marzo, in cui una nave portacontainer – la Mv Dali – ha urtato il pilone di un ponte provocandone la completa distruzione, ha causato il blocco di quell’importante scalo marittimo della costa orientale degli Stati Uniti. Oltre alla tragedia in termini di vite umane, la chiusura del porto ha determinato un danno economico ancora da valutare nella sua interezza, ma soprattutto ha bloccato sui moli alcune unità navali da trasporto della U.S. Navy.
Il sito The War Zone ci ricorda infatti che due unità della classe Algol, che sono anche alcune delle grandi navi da carico più veloci al mondo, e altre due navi di riserva per il trasporto marittimo erano nel porto di Baltimora quando si è verificato l’incidente. La Mv Dali è ancora bloccata sotto una sezione crollata del ponte, ed è gravemente danneggiata, e non è chiaro quali potrebbero essere le tempistiche per liberare il canale in modo da riprendere l’attività nel porto. Il sottosegretario Usa ai trasporti, Pete Buttigieg, ha ricordato che lo scalo di Baltimora è “il principale porto per la movimentazione dei veicoli negli Stati Uniti” e che “ci sono navi che sono bloccate all’interno in questo momento e c’è un’enorme quantità di traffico che passa di lì. Questo è davvero importante per l’intera economia”.
Le navi da trasporto utilizzate dalla U.S. Navy bloccate sono la “Ss Antares” e la “Ss Denebola”, della già citata classe, insieme alla “Mv Cape Washington” e alla “Mv Gary I. Gordon”, due unità tipo roll on/roll off. Tutte queste unità navali vengono tenute in prontezza con un preavviso di 5 giorni dall’ordine di attivazione, e le due classe Algol, oltre a essere tra le più grandi navi da trasporto della marina Usa (più di 54mila tonnellate di dislocamento), sono anche tra le più veloci potendo esprimere una velocità massima di 33 nodi, quindi particolarmente adatte a far parte di convogli militari in navigazione di guerra.
La U.S. Navy conta molto su queste particolari unità (in totale sono 8 in servizio), tanto che durante la Prima Guerra del Golfo (1991) cinque di esse si sono fatte carico del 20% di tutto il materiale trasportato dagli Usa in Arabia Saudita.
L’incidente, ci ricorda ancora The War Zone, arriva in un momento storico infausto: la capacità di trasporto marittimo militare degli Stati Uniti è più richiesta che mai in questi anni, soprattutto perché il dipartimento della Difesa continua a concentrare i propri sforzi sulla preparazione di un potenziale conflitto di alto livello nel Pacifico contro la Cina. Inoltre queste navi particolari sono particolarmente importanti anche alla luce dell’attuale situazione in Europa a causa del conflitto in corso in Ucraina e delle preoccupazioni sulla sua potenziale diffusione altrove. Bisogna però ricordare che l’esercito americano ha anche utilizzato navi mercantili commerciali per far arrivare gli aiuti destinati all’Ucraina, compresi i carri armati M1 Abrams e i veicoli da combattimento M2 Bradley.
Negli Stati Uniti da anni ci si chiede negli ambienti militari se la capacità di trasporto marittimo sia sufficiente in caso di conflitto di ampie proporzioni, e alcuni, come Ann Phillips contrammiraglio in pensione e ora direttrice del Marad (Maritime Administration), ritiene di non essere sicura che tutte le navi a disposizione sulla carta possano essere attivate in caso di necessità. L’attuale piano della U.S. Navy per sostenere e potenzialmente espandere la capacità di trasporto marittimo è incentrato nel continuare a finanziare l’acquisizione di navi mercantili commerciali per convertirle ad uso militare, ma questo tipo di soluzioni di ripiego solitamente non rappresentano un’ottima scelta: una nave mercantile civile può non avere caratteristiche di velocità, capacità di carico e praticità delle operazioni di carico e scarico pari agli standard militari.
Soprattutto questa politica ci conferma che la cantieristica navale statunitense fatica a soddisfare i bisogni della U.S.
Navy a 360 gradi: sappiamo infatti che i piani di potenziamento della flotta cozzano contro l’incapacità dei cantieri di costruire unità a un ritmo sostenuto, anche a causa della chiusura degli stessi avvenuta negli anni passati con conseguente perdita di personale altamente specializzato.