Troppi stranieri in aula: ecco la ricetta europea

Troppi stranieri in aula: ecco la ricetta europea

La proposta di Matteo Salvini, ripresa dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, di inserire un tetto agli studenti stranieri nelle classi continua ad animare il dibattito politico. Non sono mancati gli attacchi da parte della sinistra eppure, tanto per ciò che avviene negli altri Paesi europei quanto per le statistiche italiane sui tassi di apprendimento, si tratta di una idea corretta.

Secondo l’Istat nel 2022 c’è stata una dispersione scolastica del 9.8% per gli studenti italiani e del 30,1% per gli stranieri mentre i dati Invalsi dello scorso anno fotografano nell’apprendimento dell’italiano una differenza in negativo del 21,9% per gli studenti stranieri di prima generazione, rispetto agli italiani, e del 15,3% per gli stranieri di seconda generazione.

Questi dati si scontrano con una situazione in cui, complice il calo demografico e l’immigrazione crescente, il numero di studenti stranieri nelle scuole italiane è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, in particolare dal 2010 quando l’allora ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini predispose un limite del 30% di iscritti in ogni classe con una «ridotta conoscenza della lingua italiana».

Secondo i dati di Uil Scuola Rua gli studenti immigrati nelle scuole italiane sono più di 960.000, l’11,3% del totale degli iscritti. Inoltre, quasi il 7% delle classi supera la soglia del 30% di studenti stranieri, numeri che impongono una soluzione (come avviene nel resto d’Europa) onde evitare che restino indietro nell’apprendimento sia gli studenti italiani sia gli stessi stranieri.

In Gran Bretagna c’è un inserimento scolastico in età precoce per cercare di colmare lo svantaggio degli studenti stranieri, mentre nei paesi scandinavi è previsto un forte sistema di welfare per aiutare i bambini stranieri nell’apprendimento. In Francia invece, oltre alle classi ordinarie, sono realizzate offerte didattiche a parte con l’obiettivo di accelerare nell’apprendimento della lingua.

Come spiega Carmela Bucalo, senatrice Fdi e membro della Commissione cultura e istruzione «gli studenti stranieri invece di essere isolati in contesti classe formati da studenti che non parlano l’italiano, siano supportati in un percorso di affiancamento garantito dalla scuola, con corsi di recupero pomeridiani».

Anche il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto sostiene la necessità di «implementare strategie didattiche inclusive che supportino gli studenti stranieri nel migliorare le loro competenze linguistiche e accademiche, senza separarli dai loro compagni italiani».

Ieri il Ministro Valditara è tornato sulla questione con un tweet: «Dalla soluzione del problema della vera integrazione degli stranieri dipende il futuro della nostra comunità nazionale. La scuola italiana che vogliamo è aperta a tutti, ma è profondamente ancorata al suo sistema valoriale», il punto è proprio questo: integrare senza dimenticare chi siamo e qual è la nostra identità.

Non a caso anche il pediatra Italo Farnetani ha espresso parole di plauso per la proposta di Valditara poiché «bilanciare la presenza di alunni stranieri evita classi ghetto e facilita l’arricchimento multiculturale reciproco».

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