Eredità Agnelli, assist del Riesame ai pm

Eredità Agnelli, assist del Riesame ai pm

Resta sotto sequestro il materiale, cartaceo e digitale, requisito dalla Guardia di finanza su decreto della Procura di Torino nell’inchiesta intorno all’eredità Agnelli che vede indagati i fratelli John (nel tondo), Lapo e Ginevra Elkann e il commercialista Gianluca Ferrero. Il Tribunale del riesame ha infatti confermato il provvedimento emesso dai pm lo scorso 6 marzo, respingendo il ricorso delle difese.

Nelle mani degli inquirenti ci sono in particolare documenti, telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici. Dalla decisione del Riesame si ricava un «semaforo verde», almeno per ora, al filone di indagine con cui la Procura ipotizza una truffa ai danni dello Stato in relazione alla «falsa rappresentazione di circostanze incidenti sul regime fiscale della vicenda successoria» dopo il decesso nel 2019 di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli e nonna dei fratelli Elkann. La tesi dei pm è che alla morte della moglie dell’Avvocato l’imposta di successione non venne versata in Italia, come invece si sarebbe dovuto. I difensori degli indagati durante l’udienza avevano negato la circostanza, aggiungendo che al massimo si tratterebbe di un illecito amministrativo e non di un reato. Da qui l’infondatezza del provvedimento di sequestro di una mole di materiale trovato nello studio di Ferrero e negli uffici di John Elkann e dei suoi collaboratori.

Ieri nel commentare la decisione sfavorevole del Riesame i legali dei figli di Margherita Agnelli, gli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re, hanno dichiarato: «Siamo naturalmente delusi dalla decisione del Tribunale e rimaniamo convinti della solidità degli argomenti giuridici che abbiamo sostenuto. Attendiamo comunque il deposito delle motivazioni, per decidere se presentare ricorso per Cassazione».

Le ricerche dei pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti – cui ora il Riesame sembra dare ragione, confermando integralmente il decreto di sequestro – sono a tutto campo e vanno tra l’altro nella direzione di individuare l’intero patrimonio (con le relative rendite) riconducibile a Marella Caracciolo. Nei documenti sotto sequestro ci sarebbero le tracce utili a risalire a «Dicembre», la cassaforte di famiglia che controlla tutte le società del gruppo e per ricostruire i passaggi di proprietà delle quote.

Per le presunte irregolarità fiscali legate a quanto i tre fratelli Elkann hanno ereditato dalla nonna è indagato anche il notaio svizzero Urs von Gruningen. Il fascicolo è aperto per due ipotesi di reato. La prima, che coinvolge Ferrero e John Elkann, è la dichiarazione dei redditi fraudolenta di Marella per gli anni tra il 2015 e il 2019. La tesi è che ci sia stata un’evasione dell’Irpef «tramite simulazione di residenza prevalente in Svizzera» di Marella. La seconda ipotesi, estesa agli altri fratelli Elkann, si riferisce all’imposta di successione non incassata dallo Stato italiano.

Secondo gli inquirenti, che hanno trovato appunti preziosi tra le carte requisite, «Marella Caracciolo, quantomeno dal 2014, ha dimorato in Italia per la maggior parte dei giorni, mentre in Svizzera ha trascorso meno di due mesi l’anno».

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