L’attentato alla sala concerti Crocus City Hall, alle porte di Mosca, continua ad essere un tema caldissimo. La Russia continua ad accusare l’Ucraina e l’Occidente di aver facilitato l’assalto, mentre il bilancio della strage è salito a 137 vittime e 145 feriti, 93 dei quali ancora ricoverati in ospedale. Le indagini delle autorità russe proseguono in mezzo a due notizie rilevanti: il ricorso di una delle persone arrestate e il fermo, in Tagikistan, di nove persone accusate di avere collegamenti con l’Isis e con i presunti autori dell’assalto avvenuto nel cuore della capitale russa.
Ricorso e arresti
Il tribunale distrettuale Basmanny di Mosca ha registrato un ricorso contro l’arresto di Alisher Kasimov, accusato di avere ospitato gli autori dell’attentato di venerdì scorso. Come gli altri 7 arrestati, Kasimov è accusato di cospirazione per un attacco terroristico che ha causato la strage ma ha detto alla corte di aver affittato l’appartamento tramite il servizio Avito e di non aver saputo nulla di quello che stavano progettando i suoi inquilini. Fra gli arrestati ci sono i quattro presunti autori dell’attacco.
Spostandosi, invece, in Tagikistan, il Comitato statale per la sicurezza nazionale ha arrestato almeno nove persone per collegamenti con l’Isis e con i presunti autori dell’attacco terroristico al Crocus City Hall. Secondo quanto riportato da fonti anonime nei servizi di sicurezza della Repubblica centro asiatica, le nove persone sono residenti di Vahdat e sono state arrestate questa settimana. I dettagli delle detenzioni non sono stati resi noti. La fonte ha aggiunto che i servizi speciali del Tagikistan, nell’effettuare le indagini sull’attentato di Mosca interagiscono con le forze di sicurezza russe che hanno preso parte agli arresti.
Le accuse di Mosca
La Russia, intanto, continua ad accusare l’Ucraina e i suoi alleati occidentali. Alexander Bortnikov, capo dell’FSB, il servizio di sicurezza russo, ha dichiarato che sebbene non sia ancora chiaro chi abbia ordinato l’attacco, gli assalitori stavano pianificando di andare in Ucraina e lì sarebbero stati “accolti come eroi“. “Pensiamo che l’azione sia stata preparata da islamisti radicali e che, naturalmente, sia stata facilitata da servizi speciali occidentali e che i servizi speciali ucraini siano direttamente coinvolti“, ha dichiarato Bortnikov, citato dall’agenzia di stampa Ria Novosti.
“Certo, è stata l’Ucraina“, ha rilanciato Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo, ai media locali, consultato sul fatto che il responsabile dell’attacco di venerdì fosse Kiev o i jihadisti dello Stato islamico. Il Presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, alleato del Cremlino, ha contraddetto la versione di Mosca dicendo che gli assalitori hanno cercato per primi di fuggire nel loro paese, ma non hanno potuto farlo perché scoraggiati dai controlli alle frontiere. “Ecco perchè non potevano entrare in Bielorussia. L’hanno visto. Ecco perchè si sono girati e sono andati alla sezione del confine russo-ucraino“, ha dichiarato Lukashenko.
Il Cremlino ha espresso la sua fiducia nelle agenzie di sicurezza russe, anche se nel Paese sono sorti dubbi su come non siano riusciti a sventare l’attentato nonostante gli avvertimenti pubblici e privati degli Stati Uniti.