“Il giovane Berlusconi”. Storia di un imprenditore alla conquista dell’etere

"Il giovane Berlusconi". Storia di un imprenditore alla conquista dell'etere

Intanto, diciamo subito che non si occupa del Berlusconi politico. Si ferma proprio poco prima della vittoria elettorale del 1994. E questo sgombra il campo dalle inevitabili letture favorevoli o contrarie. Dunque, Netflix manderà in onda a partire dall’11 aprile una docu-serie in tre puntate intitolata Il giovane Berlusconi, che racconta l’avventura imprenditoriale del fondatore di Mediaset. Non dovrebbe essere – a giudicare dalle informazioni fornite – un racconto ideologico o che propende per una certa visione né una agiografia. Si parte dagli esordi come imprenditore e si punta in particolare sulla realizzazione di Milano 2 e sulla costruzione dell’impero televisivo attraverso le testimonianze di tanti amici, nemici e persone che hanno lavorato con lui e con una ricca documentazione di materiale di repertorio, in parte inedito o raro, di video e di interviste rilasciate dall’ex premier.

Secondo i produttori si tratta di «un racconto vero, ironico, controverso, ricco di storie mai raccontate prima. La straordinaria storia di una delle più famose personalità europee». Tre puntate in stile documentaristico della durata di 50 minuti ciascuna, nessun narratore, ma un cast selezionato di testimoni. Tra questi, ovviamente, il braccio destro di sempre Fedele Confalonieri, e poi il giornalista Pino Corrias che non è mai stato tenero con lui, Stefania Craxi, Marcello Dell’Utri, Vittorio Dotti, Carlo Freccero con le sue analisi illuminate, Adriano Galliani, Giovanni Minoli, Carlo Momigliano, Achille Occhetto, Fatma Ruffini, Anne Sinclair, Iva Zanicchi, Jack Lang (l’ex ministro francese della Cultura), Gigi Moncalvo, Dario Rivolta (tra i fondatori di Forza Italia). Non appaiono invece le testimonianze dei cinque figli dell’ex presidente Mediaset, perché non ci si sofferma sull’aspetto privato.

Si tratta di una co-produzione internazionale, realizzata da B&B Film con la tedesca Gebrueder Beetz Filmproduktion e con l’emittente franco tedesca Zdf Arte, co-finanziata dalla Regione Lazio, dal programma Media di Europa Creativa e realizzata anche grazie al Tax Credit. Oltre che in Italia su Netflix, andrà in onda in molti altri Paesi partendo da Francia, Germania e Austria dove verrà trasmesso da Zdf Arte e Orf.

La docu-serie comincia con il giovanissimo Berlusconi visto come figlio del boom economico dei primi anni ’60 e ricorda come l’imprenditore si lanciò nel business dell’edilizia. E quindi la realizzazione di Milano 2, la new town avveniristica immersa nel verde, dove per evitare la selva delle antenne si progetta per la prima volta in Italia la cablatura della cittadina. E si ricorda che in questo modo, nel 1974, in un sottoscala nasce una televisione al servizio dei residenti che possono seguire la messa, le riunioni di condominio e la pubblicità del negoziante sotto casa. Da lì TeleMilanoCavo si sarebbe trasformata in uno dei più grandi gruppi televisivi privati, la tv commerciale, che ha cambiato il costume e i consumi di intere generazioni. Il monopolio della Rai viene aggirato dal cosiddetto pizzone, un nastro registrato che viene consegnato a diverse emittenti sparse lungo il territorio nazionale. Intere generazioni crescono davanti ai teleschermi del gruppo Fininvest, che mandano in onda telequiz, soap opera, telefilm americani, cartoni animati giapponesi, calcio, programmi comici. Berlusconi parla al consumatore e agli inserzionisti, mentre la Tv di Stato si rivolge al cittadino: da quel momento i confini tra i due mondi si fanno sempre più labili. Poi l’impero cresce inglobando anche l’editoria, giornali, riviste, assicurazioni, banche, catene di negozi, il Milan.

E il racconto si ferma a un passo dalle elezioni politiche di cui ricorrono i 30 anni.

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