I magistrati attaccano, il ministro della Giustizia si difende e risponde colpo su colpo. Sui test psicoattitudinali, introdotti ad hoc dal governo nell’ultimo consiglio dei ministri, è una lunga partita a scacchi tra Carlo Nordio e l’Associazione nazionale magistrati. Incalzato dal Corriere della Sera, il Guardasigilli del governo Meloni prova a fare luce sul merito della questione: “I test per le toghe – spiega – servono per essere giudicati da figure idonee”. Nulla di più, nulla di meno.
Una norma di buonsenso che, tra l’altro, oltre ad essere prevista per altre professioni in Italia è presente in quasi tutte le liberal-democrazie europee. Insomma, la narrazione della sinistra che dipinge il governo come complice di una forzatura parlamentare ai danni dei magistrati è quantomeno surreale.“L’iniziativa è partita dalle commissioni Giustizia che hanno invitato il governo a introdurlo entro il 30 marzo, termine stabilito dalla legge delega. Il testo da noi elaborato ha avuto l’unanimità in Consiglio dei ministri”, prova a mettere ordine il titolare di via Arenula. Che poi, sull’accusa partita dall’Associazione magistrati di aver “aggirato il Parlamento”, aggiunge: “Mi stupisce la grossolana assurdità. Le commissioni sono la sintesi della composizione parlamentare. Impensabile che decidano in modo difforme dalla maggioranza”. Nessun colpo di mano, nessuna scorciatoia illiberale. “Si dicono cose anche inesatte. L’Anm aveva criticato il testo senza conoscerlo, come quello sui giudici onorari”, la stoccata di Nordio.
E sulla questione specifica dei test psicoattitudinali il ministro Nordio smonta in piccoli pezzi le accuse della gauche. La caccia alle cosiddette “toghe pazze”, specifica subito Nordio, è un’espressione “impropria e bizzarra”. L’obiettivo primario dei testi è di tutt’altra portata: “A differenza di test psichiatrici – chiarisce il ministro – non mira a rivelare patologie specifiche, ma l’attitudine a certe funzioni. È obbligatorio per il porto d’armi che ai magistrati è concesso per legge, sarebbe assurdo non vi fossero sottoposti”. Il colloquio psicoattitudinale, giova ricordarlo, si svolgerà durante la prova orale del concorso, ma già dopo quella scritta il candidato riceverà dei test su un foglio, individuati dal Csm, sul modello di quelli utilizzati per quelli effettuati agli agenti di polizia. Questi costituiranno la base per il futuro colloquio psicoattitudinale.
E il garantismo, bussola principale del Guardasigilli, non viene toccato minimamente. “Il nostro programma è incentrato sul garantismo come enfatizzazione della presunzione di innocenza e al contempo di certezza della pena”, spiega Nordio. E conclude: “Ora aggiungiamo la garanzia di essere giudicati da magistrati equilibrati, idonei, anche psicologicamente, al loro delicatissimo ruolo”. Un messaggio, più o meno velato, a tutta quella parte della magistratura e della sinistra amante dello status quo.
Quella precisa fazione, interpretata alla perfezione dai banchi dell’opposizione nostrana, allergica sia alla riforma della giustizia sia, più in generale, alla prossima riforma costituzionale.