“A me è dispiaciuto finire in una foto dove vengo accostato alla mafia ma immagino anche la difficoltà di queste persone che non c’entrano nulla”. Così Antonio Decaro, nel corso di una diretta Facebook, ha commentato la fotografia pubblicata oggi da Il Giornale e La verità che lo ritrae insieme a due donne parenti del boss Antonio Capriati.
“Stamattina mi sono svegliato e ho trovato la mia faccia su alcuni giornali nazionali accostati al termine mafia“, racconta il sindaco di Bari che, dopo essersi chiesto chi fossero le due donne, ha contattato le persone con cui ha lavorato per il contrasto alle mafie: l’ex comandante dei carabinieri di Bari vecchia, un ex dirigente della polizia di Stato e Don Franco (il parroco della cattedrale, ndr). Sono due parenti del boss Capriati “ma non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia” rivela il sindaco di Bari spiegando che si tratta di semplici cittadine che, come tante altre, si sono fatte una foto col proprio sindaco davanti al loro negozio “come mi capita ogni giorno decide di volte“.
Decaro prosegue confermando di aver dato piena disponibilità alla commissione del Viminale: “Abbiamo le porte del comune spalancate. Non abbiamo niente da nascondere. Abbiamo – assicura – sempre cercato di lavorare nel rispetto delle regole e della legalità”. Il sindaco del capoluogo pugliese appare ancora irritato per la vicenda:“Non capisco – dice – quale sarebbe la trattativa Pd-mafia”. Per il resto ribadisce quanto ha già spiegato ieri: lui, giovane assessore e ingegnere che vent’anni fa ha lottato contro le mafie per rendere pedonale Bari vecchia che all’epoca veniva chiamata ‘Scippolandia’.
“Non è stato facile”, racconta Decaro ricordando la rabbia dei residenti, dei dipendenti comunali e dei negozi della zona. “Si sono arrabbiati anche alcune persone legate ai clan criminali perché non credo sia stato facile per loro non entrare con l’automobile o vedersi spuntare le telecamere che recuperavano le targhe di chi entrava”, aggiunge il sindaco piddino. Che, poi, ribadisce di essere stato avvicinato da alcuni ragazzi malintenzionati che lo hanno maltrattato e, tra questi, “c’era uno che mi avvicinava diciamo il giubbotto, non so che c’aveva in tasca vicino a me”. Dopo questo episodio, l’allora assessore ai trasporti parla con il sindaco Michele Emiliano che “da magistrato antimafia, disse a quelle persone ‘Decaro lo dovete lasciare stare'” perché “è un giovane ingegnere” che sta lavorando per chiudere la piazza al traffico e renderla più sicura per i bambini che giocano per strada. “Questo è stato io non so cosa ricordi Emiliano”, chiosa Decaro ribadendo: “Non ho mai incontrato la sorella di nessuno per parlare di questa cosa”.
Annalisa Milzi, nipote del boss Tonino Capriati, ritratta in foto con sua madre Elisabetta e il sindaco di Bari Antonio Decaro, sentita dal Tg1, promette di sporgere querela e attacca:“Non è possibile fare una foto, un selfie, mi dica lei? Mi dica se è normale“. Secondo la Milzi“non si dovevano permettere di usare la mia foto senza alcun consenso”. Foto che sarebbe stata scattata il 7 maggio 2023, nei giorni della festa del patrono San Nicola davanti all’ingresso della loro boutique a Bari vecchia. “Siamo persone oneste, i Capriati sono 11 fratelli, non c’entriamo con il boss”, dice che, sul commento social ( “Roba nostra”) di Vincent Capriati, nipote del boss Tonino, in carcere da 33 anni, sbotta: “Voi pensate sempre a male”.
Intanto, il centrodestra riparte all’attacco. “Sono troppe le ombre che aleggiano su Decaro”, dice la senatrice della Lega, Elena Murelli che chiede un passo indietro del sindaco perché l’Anci“non può essere rappresentata da un presidente travolto da simili scandali”. Secondo la senatrice del Carroccio, il Pd pugliese può anche minimizzare la vicenda, ma “per noi serve assoluto rispetto per cittadini e sindaci del Paese”. Franco Landella, ex sindaco leghista di Foggia, Comune sciolto per mafia nel 2021, attacca Decaro affermando che se la sua crociata contro le istituzioni “è la risposta alla guerra che il governo di centrodestra avrebbe minacciato” contro di lui e contro Bari, allora “sia io che la mia Foggia siamo stati sconfitti (per il momento) da un governo targato Pd – Cinque Stelle”. Landella chiede a Decaro “se non sia stata una follia sciogliere il comune di Foggia o di Trinitapoli o di Otranto, per molto meno?” e perché si sia impegnato nella campagna elettorale per le amministrative di Foggia e abbia speculato“sull’immeritato commissariamento della mia città”.
E aggiunge: “Forse perché Foggia era amministrata dal centro destra e non dalla sinistra e quindi meritava tutto il male possibile?”.