Ilva, rilancio in tre mosse. Pronti i primi 150 milioni

Ilva, rilancio in tre mosse. Pronti i primi 150 milioni

Rilancio in tre mosse per l’ex Ilva. Nella lunga strada per la ripresa produttiva del polo siderurgico, in amministrazione straordinaria da un mese, ci saranno tre passaggi fondamentali che sono stati illustrati ieri sera nel doppio tavolo di Palazzo Chigi: il primo con governo, commissari e sindacati e il secondo con l’indotto. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha chiarito che «a giorni arriverà il piano industriale (primo step) per il rilancio del gruppo; piano che sarà presentato a Bruxelles» per il via libera definitivo al prestito ponte da 320 milioni. «Stiamo preparando il decreto interministeriale per il prestito ponte, per il quale non ravvisiamo criticità, appena i commissari ci faranno richiesta ci muoveremo», ha aggiunto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ma prima, a giorni, 150 milioni saranno destinati alla manutenzione del sito produttivo di Taranto: una prima tranche di risorse per lo stabilimento, visto che ci vorranno 6-7 mesi per la manutenzione dei due altoforni 1 e 2.

Una volta sbloccati tutti i fondi si completerà il lavoro di messa in sicurezza e restyling degli impianti per avviare una produzione dignitosa (nei prossimi mesi sarà bassa, decisamente sotto i 3 milioni di tonnellate di fine 2023) e poi entrare nella fase 3: l’avvio di una o più gare per l’assegnazione degli impianti a uno o più soggetti: Taranto, Genova e Cornigliano potrebbero anche non essere nello stesso bando di gara. «Dobbiamo giungere a una soluzione positiva – ha rimarcato Urso prima del vertice – cioè la salvaguardia degli impianti, quindi gli investimenti in sicurezza e poi l’assegnazione degli stessi in modo che si possa tornare a parlare del grande sistema siderurgico dell’Italia».

«Sul fronte del lavoro, continuità aziendale e ammortizzatori sono garantiti per tutti i lavoratori di Acciaierie d’Italia (coperti per tutto l’anno in corso ndr)», ha annunciato il ministro del Lavoro, Elvira Calderone, spiegando che sono state previste misure specifiche anche per gli addetti dell’indotto (circa 2.500 persone), con una cassa integrazione fino a dieci settimane: «Stiamo pensando, a uno strumento straordinario, fuori dalla cassa ordinaria».

Proprio ieri l’indotto aveva detto di essere «allo stremo» e in attesa della certificazione dei crediti, precondizione per attivare qualunque meccanismo di garanzia, compreso quello predisposto da Sace.

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