Sven-Goran Eriksson ha realizzato il suo sogno di diventare allenatore del Liverpool, almeno per un giorno. Lo ha fatto in occasione della sfida fra le leggende dei Reds e quelle dell’Ajax. Pochi mesi fa il settantaseienne tecnico svedese aveva dichiarato di avere un tumore a uno stadio avanzato e non curabile e, nella medesima intervista, aveva rivelato il suo sogno nel cassetto, ossia quello di sedere sulla panchina del Liverpool. Jurgen Klopp, che a giugno lascerà la panchina del club inglese, aveva immediatamente invitato il collega per un giorno insieme durante una seduta di allenamento ma la società ha voluto fare di più, chiedendo ad Eriksson di guidare la squadra delle leggende nel match benefico contro l’Ajax in programma nella giornata odierna ad Anfield.
L’ex tecnico della Lazio ha prima incontrato Jurgen Klopp, con il quale ha avuto un lungo faccia a faccia e poi, al momento dell’ingresso sul rettangolo di gioco ha ricevuto l’ovazione dei tifosi presenti e, soprattutto, della Kop. Eriksson non è riuscito a trattenere l’emozione e ha ringraziato più volte il pubblico per il calore e l’incitamento. Ai suoi ordini ci sono giocatori che hanno fatto la storia del Liverpool e del calcio, come Stevan Gerrard, Fernando Torres e Maxi Rodriguez. Interpellato sull’esperienza che sta vivendo, Eriksson ha prontamente dichiarato: “È un sogno per me. Non avrei mai pensato potesse accadere. Ho sempre sognato di allenare il Liverpool, ma non è mai successo. Quando mi è stato chiesto di prendere parte a questo evento pensavo fosse uno scherzo. Il fatto che sia un evento benefico, rende il tutto ancora più bello. Sono felice e mi sento fortunato, perché tutte le cose belle che ho fatto nel corso della mia carriera vengono celebrate mentre sono in vita. Questo non è normale: di solito una persona deve morire prima che la gente ricordi quanto di bello hai fatto in vita”.
Il tecnico ha poi rilasciato alcune dichiarazioni sul suo stato di salute, spiegando come, soprattutto in giornate come quella di oggi, l’emozione riesce a sconfiggere il dolore: “Le mie condizioni? Il medico dice che non sto bene, ma mi sento molto bene. Ho quello che ho, so che è un cancro e che non si può curare. È una specie di lotta, ma non sto seduto in un angolo a piangere. Vivo nella vita come vivevo prima, o quasi. Le cure proseguono, ci sono alti e bassi ovviamente ma sono ancora in piedi”.
Il sogno di una vita di Eriksson si è dunque realizzato nel momento di maggiore difficoltà della sua vita.
Ha allenato la squadra per la quale ha sempre tifato, che ha desiderato, più di qualunque altra, di guidare durante la sua lunga carriera.