Si accende lo scontro sulla riforma della giustizia tra l’Anm e il governo Meloni. Tra pochi giorni l’esecutivo nazionale di centrodestra licenzierà in Consiglio dei ministri un ampio decreto legge che dovrebbe prevedere – tra i vari elementi – i test psicoattidutinali per i magistrati al termine delle prove orali di accesso alla professione. Stando alla bozze che stanno circolando in queste ore in merito al provvedimento che verrà approfondito la prossima settimana, verranno nominati degli “esperti qualificati per la verifica della idoneità psicoattitudinale per lo svolgimento delle funzioni giudiziarie“. Questo avverrà “con decreto del ministro, previa delibera del Consiglio superiore della magistratura“. Secondo il documento, inoltre, “le linee di indirizzo e le procedure per lo svolgimento degli accertamenti sono determinati dal Consiglio superiore della magistratura d’intesa con il ministro“.
La furia dell’Anm
Davanti a queste ipotesi non sono mancate naturalmente le polemiche dell’Associazione Nazionale dei magistrati. In merito alla bozza di decreto sui test psicoattitudinali per i magistrati, la giunta esecutiva centrale dell’Anm attacca frontalmente il governo, in particolare la figura di Carlo Nordio: “Il ministro della Giustizia ha demandato a se stesso, ad un suo decreto che non è certo fonte normativa primaria, la disciplina dei test – viene scritto in una nota ufficiale -. Stabilirà lui dunque chi meriterà di indossare la toga di magistrato e chi no. E non basta aggiungere che il decreto sarà emanato previa delibera del Csm per nascondere la contrarietà alla Costituzione di questo disegno“, prosegue il comunicato dell’organismo rappresentativo che raggruppa i magistrati italiani. “Lo sconcerto è grande – conclude la giunta – pari soltanto alla superficialità con cui si ritiene di poter intervenire in materie così delicate, così costituzionalmente sensibili, come l’ordinamento giudiziario“.
La replica del viceministro
Non è una novità che l’Anm protesi vivacemente davanti a progetti di legge messi in campo dall’attuale governo. Tuttavia, alla vigilia della presentazione ufficiale del testo della nuova riforma voluta da Nordio, il conflitto aumenta ulteriormente. Ci pensa così Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) a respingere con forza al mittente le accuse mosse contro il Guardasigilli: “Sulla giustizia abbiamo un programma chiaro che porteremo avanti, nella consapevolezza che mostrare saggezza non significa scegliere l’immobilismo – dichiara esplicitamente il viceministro della Giustizia ospite di La7 -. Nessuno deve avere paura di riforme scritte nell’interesse esclusivo dei cittadini“. L’esponente di governo ne approfitta poi anche per fornire dei chiarimenti sul tema delle intercettazioni. “Non interverremo mai per togliere efficacia a questo fondamentale strumento di ricerca della prova – sottolinea -. Vogliamo invece decisamente intervenire sulla inaccettabile pubblicazione di intercettazioni che riguardano soggetti che non c’entrano niente con il processo. E a tal fine abbiamo individuato l’unico punto di riferimento che possa dirigere le operazioni, ossia il giudice – conclude -.
Basta intercettazioni ‘gossippare’ che solleticano più che informare e che stravolgono vite intere“.