Non c’è ma si fa sentire. Il convitato di pietra al summit Ue di Bruxelles dà il suo buongiorno come sa fare meglio, con un fitto lancio di missili su Kiev. Così, per far capire che la Russia c’è e la minaccia per l’Europa è quanto mai concreta. Un avvertimento in stile mafioso applicato a uno Stato. Una pioggia di missili, oltre 40, contro obiettivi civili nella capitale ucraina, che ha provocato almeno dieci feriti, anche se la maggior parte dei razzi sono stati respinti dai sistemi di difesa. Distrutta anche l’abitazione di un impiegato ucraino-italiano dell’ambasciata d’Italia. «Gli ho espresso la mia solidarietà e la mia indignazione. Questi attacchi contro obiettivi civili sono una vergogna che deve cessare al più presto», ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. È il primo attacco su larga scala dopo settimane, proprio all’inizio del vertice in cui il pericolo russo è il principale punto all’ordine del giorno.
C’è tensione a Bruxelles. Perché venti di guerra soffiano sull’Europa come mai nella storia recente. Anche se l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell parla di conflitto «non imminente», almeno a livello globale, il conflitto in Ucraina resta lontanissimo da una possibile soluzione. Tra i temi principali di dibattito, le forniture belliche da inviare a Kiev e l’utilizzo da parte della Ue dei profitti straordinari derivanti dai beni russi congelati proprio per l’acquisto di armi e munizioni per l’Ucraina. Sul primo punto, l’Ucraina ha voluto precisare una volta di più la propria posizione. «I terroristi russi non hanno missili tali da poter aggirare la difesa dei Patriots e di altri importanti sistemi mondiali. L’assenza di munizioni è umiliante, sconfiggere la Russia è questione di vita o di morte per tutti. La protezione è necessaria, ciò è del tutto possibile se i partner hanno sufficiente volontà politica», ha ammonito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto) in video collegamento. «Ai Paesi dell’Ue non abbiamo chiesto truppe ma istruttori militari. Abbiamo truppe a sufficienza», ha detto il premier ucraino Denys Shmyhal. «Proponiamo ai nostri partner europei di inviare addestratori sul territorio ucraino, sono certo che il presidente francese Emmanuel Macron si riferisca a questo tipo di cooperazione. Nessun Paese europeo accetta di inviare soldati sul campo di battaglia», ha aggiunto, a stemperare le polemiche di questi giorni. Anche perché da Mosca è arrivata l’ennesima minaccia. «Le conseguenze dell’invio di truppe straniere in Ucraina potrebbero essere irreparabili», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Ancora più pesante il vice presidente della Duma, Piotr Tolstoj: «L’idea di inviare soldati francesi in Ucraina finirà con le bare coperte dalla bandiera tricolore a Orly», ha detto.
Per quanto riguarda gli extraprofitti, il leader tedesco Scholz rilancia l’idea con il Cremlino, col solito Peskov, che replica: «La Russia utilizzerà tutti i possibili meccanismi giudiziari e sceglierà altri metodi per rispondere se la Ue deciderà di confiscare i proventi dai suoi capitali congelati». Mostrando quel nervosismo che dimostra come, al di là dei missili e delle minacce, la compattezza europea spaventi Mosca.