“Turandot” come il “David” di Michelangelo. “Contiene distorsioni e stereotipi razziali”

"Turandot" come il "David" di Michelangelo. "Contiene distorsioni e stereotipi razziali"

Dopo il David di Michelangelo vietato ai minori poiché porno, così venne bollato in una scuola della Florida, ecco un’altra opera d’arte italiana nel mirino della (in)cultura woke. Siamo ancora negli Usa, ma la crociata moralista si sposta a nord, al Met di New York, nel novero dei teatri d’opera più noti al mondo, l’ente, per intenderci, che scoppiato il conflitto russo-ucraino subito cancellò dal cartellone la sua diva, la russa Anna Netrebko, rea di non aver condannato immediatamente, pubblicamente e stracciandosi le vesti, il proprio Paese. L’Europa, in compenso, continua ad accoglierla a braccia aperte.

Andiamo alla cronaca di questi giorni. Siamo al Met, e va in scena Turandot di Giacomo Puccini, sì quella del «Vincerò» e dell’acuto più celebre che ci sia. Christopher Browner, senior editor del marketing e comunicazione del Met, ha vergato un programma di sala che apre con un elenco di avvertimenti per lo spettatore, e fra le righe si scusa per i peccati di Puccini, che non sono quelli dell’esser stato un amator di plurime donne e accanito fumatore; Puccini dovrebbe esprimere atti di dolore per la sua Turandot che, scrive Browner, è un’opera ambientata in Cina senza essere autenticamente cinese. Due, vanno segnalate le sue «contraddizioni, distorsioni e stereotipi razziali». Tre, è «una proiezione occidentale dell’Oriente», e noi aggiungiamo: proprio come, al rovescio, lo è il Gianni Schicchi prodotto da Woody Allen.

Ma su tutto, Turandot potrebbe offendere i cinesi i quali rischiano di «trovare difficile assistere alla cooptazione del proprio patrimonio, alla sua feticizzazione o alla sua rappresentazione come selvaggia, sanguinaria o arretrata», si legge. Eppure, l’opera piace da un secolo, ammette Browner. Forse perché è un capolavoro? La nostra riflessione.

Quindi? Non resta che far buon viso a cattivo gioco, ergo ascoltare questa musica sublime consapevoli nelle nefandezze, è l’avvertimento.

Mai come oggi la lirica è sotto attacco. Finché il problema permane oltre Oceano, pazienza. Conta però che l’Europa non ceda a derive e a sbarchi.

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