Sì sblocca la posizione della Bosnia-Erzegovina in chiave di un possibile ingresso del Paese balcanico nell’Unione europea. Il Consiglio europeo, tramite il suo presidente Charles Michel, ha appena deciso di avviare i negoziati di adesione. “Il vostro posto è nella nostra famiglia europea. La decisione odierna rappresenta un passo avanti fondamentale nel vostro cammino verso l’Ue. Ora il duro lavoro deve continuare per far sì che la Bosnia-Erzegovina avanzi costantemente, come vuole il vostro popolo“, si legge sul profilo ufficiale di X di Michel.
La strada per arrivare all’ingresso del Paese nell’Unione è ancora lunga. Gli stessi leader Ue hanno sottolineato la necessità che la Bosnia-Erzegovina continui a compiere “tutte le misure pertinenti stabilite” dalla Commissione, che includono riforme economiche, giudiziarie e politiche, nonché migliori sforzi per contrastare la corruzione e il riciclaggio di denaro. All’interno del Paese sussistono ancora divisioni etniche molto profonde, che rappresentano un forte fattore di instabilità a livello sociale, nonostante la guerra sia finita ormai da molti anni. Una guerra fratricida sanguinosa, che ha lasciato dietro di sé oltre 100mila morti e una fragilità viscerale che qualcuno dubita che il Paese riuscirà a superare.
La Bosnia ha ottenuto lo status di candidato nel 2022 e da quel momento, come viene richiesto a tutti i Paesi che raggiungono questo risultato, serve un grande impegno per allineare le leggi e gli standard a quelli del blocco e dimostrare che le loro istituzioni ed economie soddisfano le norme democratiche. Per queste ragioni il Paese balcanico viene considerato ancora lontano dal risultato finale ma, comunque, sulla buona strada per ottenerlo. I Paesi del blocco balcanico da anni chiedono di poter far parte dell’Unione europea ma nessuno di loro, al momento, raggiunge tutti i requisiti. Quello che potrebbe ottenere l’ingresso prima di altri è l’Albania, ma anche in quel caso ci sono ancora alcuni elementi da definire.
Inoltre, con lo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia, in Bosnia esiste un movimento molto importante guidato dal separatista Milorad Dodik, filorusso, che continua a indebolire la presidenza e altre funzioni politiche nel Paese. L’ultima valutazione annuale della minaccia dell’intelligence americana pubblicata il mese scorso ha rilevato che Dodik “sta adottando misure provocatorie per neutralizzare il controllo internazionale in Bosnia e garantire la secessione di fatto per la sua Repubblica Srpska“.
Il procedimento per l’ingresso nella Ue, comunque, procede e il governo italiano ha espresso grande soddisfazione: “Un obiettivo ricercato con convinzione dall’Italia che offre una chiara prospettiva europea a Sarajevo. L’Italia continuerà a incoraggiare e sostenere il governo bosniaco a proseguire con impegno il percorso di riforme avviato. Con questa decisione l’Unione Europea invia un messaggio chiaro e inequivocabile non solo a Sarajevo, ma a tutti i Balcani Occidentali“.