Sigarette, ennesimo rincaro delle bionde. In 7 anni +20%

Sigarette, ennesimo rincaro delle bionde

Brutte notizie per i fumatori. Da oggi, mercoledì 20 marzo, salgono i prezzi di sigarette, sigari e tabacco tranciato. Dopo il ritocco a rialzo di febbraio, gli incrementi stabiliti dall’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane sono stati pubblicati sul nuovo listino dei prodotti interessati dall’aumento previsto dalla legge di bilancio. Secondo il Codacons la risalita dei prezzi ammonta a quasi il 20% in sette anni. Ecco tutte le cifre.

Gli aumenti

Lo Stato, al fine di garantire le accise sui tabacchi, ha fatto sì che le entrate lievitassero dai 10,23 miliardi di euro del 2015 ai 15 miliardi di euro che sono stati stimati per il 2023, con un aumento di 4,77 miliardi di euro, ovvero del 46,6%. I dati del Codacons segnalano aumenti costanti delle accise nei confronti di prodotti da tabacco introdotti negli ultimi anni e l’arrivo di nuovi dispositivi, un esempio sono quelli da inalazione o a tabacco riscaldato, hanno avuto come effetto l’incremento delle entrate statali che vengono ottenuti tramite la tassazione sulla sigarette.

Le marche

In quando alle marche maggiormente diffuse un pacchetto di Camel blue nel 2015 costava 4,60 euro mentre oggi il prezzo è aumentato del 17,4% arrivando a 5,40 euro. Le Philip Morris Red, invece, hanno subito un incremento da 4,50 a 5,30 euro, quindi del 17,8%. Le Rothmans sono passate da 4,20 a 5,00 euro con una lievitazione del prezzo del 19%. Un pacchetto di Dunhill International arriva oggi a costare 6,70 euro. Riguardo all’aumento sono interessanti i marchi che non hanno subito incrementi lo scorso 2 febbraio quando il costo fisso per unità di prodotto è salito da 20,20 a 29,30 euro per 1.000 sigarette, equivalente a un aumento di circa 10-12 centesimi a pacchetto.

I fumatori

Complessivamente il Codacons si dice favorevole all’aumento dei prezzi dei prodotti che danneggiano la salute e mettono a rischio la vita umana. Il presidente del Coordinamento delle associazioni, Carlo Rienzi, ha dichiarato che intervenire solo sui listini delle sigarette parrebbe “sortire effetti solo sui conti dello Stato, e non sulla salute pubblica”. Inoltre tra il 2015 e il 2022 il numero dei fumatori è diminuito di un milione passando da 11,5 a 10,5 milioni di persone, i dati provengono dall’Istituto di Sanità Pubblica. Il decremento è stato dell’1,5%. Rienzi ha commentato così i dati: “Questo dimostra che, oltre ad intervenire sui prezzi con innegabili vantaggi per le casse statali, serve avviare una battaglia serrata al fumo e alla dipendenza da fumo, con misure davvero efficaci che allontanino i cittadini, soprattutto i giovani, dalle sigarette”.

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