La guerra di difesa degli ucraini ai russi finanziata dai russi stessi. Con tre miliardi di euro. Forze tre miliardi e mezzo. Un capitale ingentissimo, frutto degli extraprofitti derivanti dal congelamento dei beni delle società di clearing, una delle sanzioni economiche decise dall’Ue alle società russe dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle armate putiniane. Come spiega Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, intervistato da Bloomberg Tv, sono soldi utilizzabili perché non derivano né dal capitale congelato né dai rendimenti, ma dagli interessi che non possono essere trasferiti ai legittimi proprietari e che sono contabilmente separati dal capitale della società. Secondo Gentiloni una proposta per finanziare con qui soldi gli aiuti all’Ucraina sarà presentata nei prossimi giorni dalla Commissione, in tempo per il consiglio europeo previsto per questa settimana.
Un aiuto concreto – e assai sostanzioso – per Kiev ma anche una non trascurabile soddisfazione morale. Bruxelles dimostra così tangibilmente di voler continuare ad aiutare il Paese aggredito. Come per la verità annunciano di voler fare, anche se per il momento solo a parole, anche l’altro socio di maggioranza del sostegno a Kiev, gli Stati Uniti. Ieri il segretario Usa alla Difesa, Lloyd Austin, parlando a una cinquantina di leader della Difesa di tutto di tutto il mondo radunati nella base aerea di Ramstein, in Germania, per la ventesima riunione del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, ha dichiarato che Washington continuerà a sostenere militarmente Kiev e questo malgrado un nuovo pacchetto di aiuti languisca nelle paludi del Congresso americano. «Gli Stati Uniti non lasceranno che l’Ucraina fallisca», ha detto Austin, che nel suo discorso ha dato mostra di sperare che finalmente Vladimir Putin si renda conto che il prezzo pagato a questa guerra («almeno 315mila soldati russi uccisi o feriti» dal febbraio 2022 e 211 miliardi di dollari «per equipaggiare, schierare, mantenere e sostenere la sua aggressione imperiale contro l’Ucraina»).
La verità è che al di là delle rassicurazioni di facciata è chiaro che l’Occidente è sempre più riluttante a continuare ad armare e sostenere Kiev a fronte di uno stallo della controffensiva e alle avanzate lente ma inesroabile dell’armata russa. Non solo a Washington cresce la fronda contro la volontà di Joe Biden di continuare a fare da bancomat di Volodynyr Zelensky, ma anche in Europa solo la Francia sembra convinta di spendersi oltre ogni limite per Kiev.
E poi c’è lui, Zelensky, che continua a pietire aiuti agli alleati come un bambino chiede la paghetta al papà. Ieri il presidente-attore ha usato un’arma dialettica ricalcata da quella del suo arcinemico Putin, che aveva giorni fa invocato l’armageddon nuceare spiegando che «le testate nucleari sono fatte pèer essere usate». Ed ecco Zelensky: «I Patriot e altri sistemi devono fare quello per cui sono stati concepiti: proteggere vite e non accumulare polvere nei magazzini. Il terrore russo deve perdere». Più chiaro di così.