Ci sono donne coraggiose. E poi c’è Speranza

Ci sono donne coraggiose. E poi c'è Speranza

C’è un presidente del Consiglio a Palazzo Chigi che, ogni volta che un centro sociale scende in piazza, finisce travolta da un’onda d’odio senza precedenti. Un presidente del Consiglio il cui nome viene scritto sui muri di numerosi palazzi in numerose città, affiancato a scritte del tipo “appesa” e “mangia piombo”. Un presidente del Consiglio il cui fantoccio di pezza viene puntualmente bruciato dai manifestanti nei cortei del venerdì. Eppure quel presidente del Consiglio non si fa intimidire, tira dritto anche davanti alle ripetute minacce di morte.

C’è una senatrice, Liliana Segre, che dopo essere scampata da bambina all’odio nazista e ai campi di concentramento è costretta oggi a vivere sotto scorta in Italia perché quell’odio, dopo tutto, non è stato ancora lavato via. Ed è da talmente tanto tempo che vive sotto scorta da considerare quegli uomini in divisa parte della sua stessa famiglia. Eppure, nonostante le minacce continuino a fioccarle addosso, lei – a novantatré anni – continua a lottare perché i violenti non abbiano mai l’ultima parola.

In politica ci sono, poi, diverse donne che si sono ribellate all’estremismo islamico e contro quel fanatismo continuano a battersi instancabilmente. Due tra tutte: l’eurodeputata Silvia Sardone e il sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint. Contro di loro e i loro famigliari (“Molestiamo tuo figlio”), i musulmani pregano quotidianamente che Allah possa strappar loro la vita. E per questo vivono sotto scorta. Ma non per questo desistono dalla lotta. Anzi.

Insomma, ci sono donne coraggiose nelle istituzioni. E poi c’è Roberto Speranza, ex ministro della Salute ai tempi del Covid e traghettatore di Articolo 1 nel Pd di Elly Schlein. Nelle scorse ore ha spiegato il perché del suo passo indietro dalla candidatura a governatore della Basilicata per il centrosinistra. “Continuano incessanti le minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia no vax”, ha motivato. “Questo clima, ulteriormente peggiorato da quando è stata annunciata la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, mi costringe ancora a vivere sotto scorta con tutto ciò che questo comporta per me e per i miei cari”. Da qui la richiesta a Conte e Schlein di non considerare più la sua disponibilità a correre per “la terra che amo”.

E ovviamente, sottolineiamo noi, le risse interne al centrosinistra, i candidati bruciati e il rischio flop non c’entrano nulla.

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