Non è un via libera definitivo ma consentirà comunque alla polizia del Texas di arrestare i migranti irregolari, entrati illegalmente nel Paese dal confine meridionale con il Messico. L’organo posto al vertice del potere giudiziario degli Stati Uniti ha dato momentaneamente ragione allo stato governato dal repubblicano Greg Abbott nel suo scontro con l’amministrazione Biden in materia di politica migratoria, consentendo così l’entrata in vigore della legge dello Stato che conferisce alla polizia locale e statale l’autorità di arrestare migranti privi di documenti e di disporre la carcerazione o l’espulsione. Il giudice Amy Coney Barrett ha scritto che il “caso è stato rinviato a una corte d’appello per una rapida decisione sull’opportunità di sospendere la legge, se la decisione non verrà emessa in tempi brevi“, ha sottolineato, “i ricorrenti potranno tornare davanti a questa corte“. Ad appellarsi contro la legge firmata da governatore Abbott era stata l’amministrazione Biden, a cui la Corte ha dato torto.
Contrari i giudici liberal
Il pronunciamento della Corte Suprema consente dunque alle forze dell’ordine del Texas di poter arrestare le persone sospettate di aver attraversato illegalmente il confine, almeno fino alla decisione della Corte d’Appello. Favorevoli i giudici conservatori della Corte Suprema, mentre i tre membri liberal – Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson – hanno espresso il loro dissenso. “Oggi la Corte invita a un ulteriore caos e crisi nell’applicazione della legge sull’immigrazione“, ha scritto la giudice Sotomayor, come riporta il New York Times. “Il Texas ha approvato una legge che regola direttamente l’ingresso e l’allontanamento dei non cittadini e che istruisce esplicitamente i suoi tribunali statali a ignorare qualsiasi procedimento federale sull’immigrazione in corso. Questa legge stravolge l’equilibrio di potere tra Stato e Confederazione che esiste da oltre un secolo, in cui il governo nazionale ha l’autorità esclusiva sull’ingresso e l’allontanamento dei non cittadini“. La legge del Texas è contestata dai democratici e dalle associazioni progressiste poiché autorizza anche i tribunali statali a ordinare la deportazione degli immigrati che entrano nello Stato senza autorizzazione. Secondo i gruppi per i diritti civili, tale misure interferisce con l’autorità del governo federale in materia di politica migratoria.
Lo scontro tra Texas e governo federale
Si tratta solamente di uno dei tanti aspetti che compongono l’aspro scontro politico-istituzionale in corso tra l’amministrazione e lo stato del Texas. Alla fine di gennaio, il governatore texano Abbott ha avvertito Washington di aver dichiarato la crisi dei migranti una vera e propria “invasione” e di aver invocato il diritto costituzionale dello stato a difendersi e proteggersi dalle minacce esterne. In tutta risposta, alcuni deputati dem chiedono al presidente Joe Biden di far rispettare la costituzione e di prendere il controllo della Guardia nazionale dello stato dalla Stella Solitaria.
Secondo Abbott, il governo federale ha violato il patto con gli Stati, non facendo rispettare la legge e consentendo l’arrivo nel Paese di migliaia di migranti irregolari. Le tensioni riguardano in particolare, Eagles Pass: qui la Guardia Nazionale del Texas su ordine del governatore repubblicano ha preso il controllo di un parco locale che gli immigrati irregolari usato come zona di sbarco dopo aver attraversato il Rio Grande, posizionando chilometri di filo spinato che tuttavia la Corte Suprema ha ordinato di rimuovere.