Sfuma il sogno olimpico di Schwazer: no del Tas alla sospensione della squalifica

Sfuma il sogno olimpico di Schwazer: no del Tas alla sospensione della squalifica

Pessime notizie per Alex Schwazer. Il Tribunale arbitrale dello sport (Tas) di Losanna, con una nota sul proprio sito ufficiale, ha annunciato di aver respinto il ricorso, presentato dal marciatore altoatesino contro la decisione presa dall’Athletics Integrity Unit (AIU) della Federazione internazionale di atletica leggera lo scorso 10 novembre. Nel ricorso il campione olimpico della 50 km di marcia di Pechino 2008 chiedeva di sospendere la squalifica di otto anni, iniziata l’11 agosto 2016, che gli era stata comminata a causa della sua seconda positività al doping.

Il caso

Con questa sentenza il 39enne altoatesino vede sempre più allontanarsi quel progetto, di difficile realizzazione, di partecipare ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Di fatto a nulla è valso quanto stabilito dal gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, che ha archiviato il procedimento a carico del marciatore altoatesino per “non aver commesso il fatto”. Secondo la giustizia italiana, Schwazer non si è dopato nell’inverno 2015/16. Eppure, dopo la Wada anche il Tas di Losanna ha deciso di respingere il ricorso.

Sarebbe bastato uno sconto di qualche mese, perché la squalifica di otto anni era cominciata l’11 agosto 2016, quindi scadrà esattamente il giorno in cui si chiuderanno le Olimpiadi. La squalifica è stata sempre contestata da Schwazer: l’altoatesino non ha mai negato di essersi dopato una prima volta, ma ha sempre sostenuto di essere vittima di un complotto quando venne trovato positivo al testosterone durante un controllo domiciliare effettuato l’1 gennaio 2016.

Di sicuro il suo caso è stato uno dei più controversi degli ultimi anni. Per una serie di anomalie, cominciate fin dal momento del prelievo dei campioni, fatti poi evidenziati dalla Procura di Bolzano. Il gip Pelino scrisse di ritenere “accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer il primo gennaio 2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e dunque di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta, come pure del suo allenatore Sandro Donati”. Insomma una ricostruzione che conferma la tesi da sempre sostenuta da Schwazer: c’è stato un piano ordito ai suoi danni per impedirgli di partecipare ai Giochi di Rio 2016.

Le reazioni

Come riferisce lo staff legale di Schwazer, ora si attendono le motivazioni per poter eventualmente promuovere altre azioni.“Abbiamo preso atto con amarezza della decisione del Tas che ha rigettato l’appello di Alex Schwazer finalizzato ad ottenere uno sconto della squalifica a suo tempo sancita. Siamo convinti che Alex Schwazer abbia diritto allo sconto richiesto per la collaborazione fornita nell’ambito delle normative antidoping vigenti”. Così i legali in una dichiarazione all’Ansa. “Ci riserviamo di esaminare le motivazioni in oggetto appena conoscibili per valutare eventuali nuove ulteriori iniziative giudiziarie. Restiamo fiduciosi che alla fine gli venga concessa questa opportunità legittima e meritata!”, aggiungono.

“Mi dispiace per Alex, per la sua grande passione e perché ci ha sperato fino all’ultimo. Personalmente, non mi sarei mai rivolto a questa gente, mai più. Per me questa gente non esiste”. Così Sandro Donati, al telefono con LaPresse, commenta la decisione del Tas. “L’ho visto sempre pieno di speranza di potercela fare, ma sinceramente io non ci ho mai pensato, neanche quando si andò a Rio” dice ancora l’ex allenatore. Sull’eventuale ritorno alle gare di Schwazer una volta scontata la squalifica, risponde così: “Questo lo deve decidere Alex, ma io ci penserei sopra anche in questo senso. Chi conosce questa storia sa quanto sia, non chiara, ma chiarissima. Di prove e indizi ce ne sono una montagna. Questi organismi sono una sorta di multinazionale che si muove al di fuori delle leggi”.

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