Il premio, il bar misterioso e i legami con la Cina: è allarme per il crocevia delle spie

Il premio, il bar misterioso e i legami con la Cina: è allarme per il crocevia delle spie

C’è un bar di Canberra sul quale potrebbe essere caduta l’ombra dello spionaggio internazionale. Alcuni giornalisti credono di aver scoperto un importante collegamento tra spie cinesi e agenti d’intelligence australiana. Un incrocio estremamente delicato, se si considera l’importanza dell’Australia nella comunità d’intelligence dei cosiddetti Five Eyes, dei programmi d’importanza strategica come il patto Aukus, e le mire espansionistiche di Pechino che dovrebbero trovare come argine proprio attori regionali come Australia e Nuova Zelanda.

Un cicaleggio nel centro di Canberra

Il bar in questione, che si trova nel quartiere di “potere” della capitale della terra dei canguri, si chiama Double Drummer, e sarà un caso del destino, ma in Australia è proprio il nome dato alla Thopha saccata: un tipo di cicala, considerata la più “rumorosa” del mondo.

Secondo quanto riportato sul giornale The Nightly , autore dell’inchiesta, e sul portate Intelligence Online, sarebbe appartenuto alla “moglie di un politico cinese” che ha ricevuto un encomio niente di meno che dal leader Xi Jinping per la sua attività strettamente legata al partito. Fin qui nulla di eccessivamente scabroso, se non fosse che proprio il Double Drummer è uno di quei luoghi apparentemente tranquilli dove un gruppo di funzionari d’intelligence possono sedersi nel dopo lavoro a bere una birra. Come riporta Carrer su Formiche, lo stupore della comunità d’intelligence australiana è stato notevole dopo aver appreso il legame diretto con Pechino. E senza dubbio allo stupore possiamo credere si sia aggiunta la preoccupazione.

Il Double Drummer, dicevamo, si trova nel National Circuit di Barton, quartiere di Canberra dove hanno sede i principali uffici del governo e dei servizi d’intelligence addetti allo spionaggio all’estero (Asis), e interno, ossia addetti al controspionaggio (Asio), ma anche a due passi dall’ingresso del “Cyber and Critical Technology Intelligence Centre”: divisione che si occupa di condurre analisi per la sicurezza nazionale australiana con un particolare focus su “scienze e tecnologie critiche“.

L’indagine dei giornalisti ha scoperto come il bar sia stato rilevato del 2020 da tre cittadini cinesi tra cui figura Zhu Cuihua, moglie di Jin Zengjiang, che ha ricevuto proprio lo scorso agosto un premio per l’impegno svolto all’estero per il Fronte Unito, una rete d’influenza gestita dal Dipartimento di lavoro, e collegata al comitato centrale del Partito comunista cinese che avrebbe “centinaia di organizzazioni subordinate” in Cina, a Hong Kong, Macao, Taiwan, e anche Australia. La rete del Fronte Unito viene inoltre considerata come un “importante ponte di comunicazione tra il governo e gli uomini d’affari cinesi d’oltremare“. Alla consegna dell’encomio per il cittadino cinese che come sua moglie si è laureato un Australia, erano presenti anche Li Qiang, primo ministro della Repubblica Popolare Cinese dal 2023, e altri quattro dei cinque membri del Comitato permanente del Politburo. La consegna è ovviamente avvenuta a Pechino.

All’erta nei Five Eyes

Sempre The Nigthly riporta come il direttore generale dell’Australian Security Intelligence Organization, Mike Burgess, sia stato allertato insieme agli altri omologhi dei Five Eyes – un’alleanza d’intelligence internazionale che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti – riguardo azioni del governo cinese che citano “impegno nel furto di proprietà intellettuale e competenze più prolungato, sofisticato e su vasta scala nella storia umana”.

Sebbene non ci sia alcuna prova che proprietari di origini cinesi del Double Drummer possano essere coinvolti in attività di spionaggio o di “raccolta di informazioni” per il governo cinese – precisano i giornalisti che hanno condotto l’inchiesta – la correlazione tra gli eventi ha suscitato preoccupazione nella comunità d’intelligence, aprendo scenari inquietanti e parallelismi che sottolinea la gravità che avrebbe potuto causare una simile falla.

Un ex funzionario dell’intelligence australiana ha dichiarato sotto anonimato: “Se si ribalta la situazione, si ha un’idea della gravità del rischio potenziale. Se potessimo gestire un bar nel cuore del distretto dell’intelligence di Pechino come honeypot, provate a immaginare il bottino. Identificheremmo gli agenti di una serie di agenzie di intelligence – i loro volti, i loro nomi, i loro amici, la loro famiglia, le carte di credito che usano”. A questo si aggiunge l’eventuale possibile impiego, per anni, di semplici stratagemmi per raccogliere informazioni attraverso il “collegamento al wi-fi, tramite dispositivi d’ascolto o telecamere di sorveglianza collegate a sistemi di riconoscimento facciale e intelligenza artificiale“.

Per tale complesso di ipotesi la comunità d’intelligence dei Five Eyes è stata messa ulteriormente in guardia dalle interferenze straniere. Contestualmente, segnalano su Formiche, l’Fbi ha attenzionato il bureau sulle acquisizioni immobiliari cinesi negli Stati Uniti. Negli ultimi anni sono stati registrati diversi possibili casi di spionaggio ad opera di cittadini cinesi, molti dei quali sospettati di gravitare intorno ad istallazioni militari come osservatori. Per tale ragione l’acquisizione di appartamenti o terreni da parte di cittadini cinesi è quindi soggetta ad ulteriori attenzioni.

La rete di spie e il patto Aukus

La preoccupazione per casi di spionaggio riguardanti l’Australia non è infondata. Nelle scorse settimane il caso di un politico australiano sospettato di aver “venduto” informazioni in merito alla cooperazione militare con Stati Uniti e Regno Unito ad una rete di spionaggio attiva a Canberra, ha riportato sotto i riflettori il rischio di compromissione della sicurezza per un partner d’intelligence fondamentale per quella che viene spesso definita “la sfera anglofona dello spionaggio”, i Five Eyes.

Secondo le accuse, ex politico era entrato in contatto con una rete spionistica denominata “A-Team”, poi sgominata dai servizi segreti australiani (Aiso), che l’hanno definita un’entità straniera “aggressiva ed esperta” che aveva visto nell’Australia un “bersaglio prioritario”.

Queste spie si fingono consulenti, intermediari, funzionari di amministrazioni locali, ricercatori accademici e di think tank” ha spiegato in udienza il vertice dell’Aiso Mike Burgess e i loro bersagli sono “studenti, accademici, politici, imprenditori, membri delle forze dell’ordine e funzionari pubblici, cui vengono offerte migliaia di dollari in cambio di informazioni su commercio, politica, politica estera e difesa”. Stando a quanto riferito dal capo dell’intelligence australiana, la rete spionistica sgominata era particolarmente interessata ai dettagli del patto trilaterale Aukus. Un patto di estrema importanza per l’Australia, che prevede lo sviluppo di sottomarini a propulsione nucleare in collaborazione di Stati Uniti e Regno Unito. Asset strategici della massima importanza e della massima sofisticatezza che rappresenterebbero, se compromessi, in gravissimo danno all’integrità dell’apparato di sicurezza e al controspionaggio.

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