Unicredit cambia rotta e apre al risiko

Unicredit cambia rotta e apre al risiko

Non è la prima volta che l’ad di Unicredit parla di acquisizioni. Stavolta però Andrea Orcel (foto), intervenuto alla conferenza degli investitori di Morgan Stanley a Londra, pare pronto a cambiare passo. Dopo mesi in cui, tirato per la giacca ora su Mps ora su Banco Bpm, ha sempre detto di preferire la remunerazione degli azionisti, ora afferma che «sarebbe deluso» se alla fine dovesse ripiegare sulla distribuzione del capitale in eccesso ai soci. La ricerca di una preda, quindi, torna in cima alla lista delle aspirazioni dell’istituto di Piazza Gae Aulenti. «Siamo molto disciplinati su questo», ha precisato Orcel. «Abbiamo guardato, c’è molto rumore, ma chi segue la speculazione sarà deluso». E ancora: «Se non potremo usare il capitale in questo modo, la mia raccomandazione al nuovo cda sarà che nei prossimi 3-5 anni venga restituito agli azionisti. Ma sarei deluso se finisse così perché vorrebbe dire che non ho trovato un modo redditizio di investirlo».

Alla fine, ha concluso il banchiere, «sarà probabilmente una combinazione delle due cose». Vale a dire: una parte sarà destinato allo shopping e una parte sarà distribuito ai soci. Del resto, al manager (e al titolo) ha portato bene la distribuzione di 17,6 miliardi di utili negli ultimi tre anni e non sembra auspicare virate improvvise da questo solco. Orcel ha quantificato il tesoretto della banca in 10 miliardi pre Basilea IV e 6-7 miliardi post Basilea IV.

Dove potrebbe rivolgere lo sguardo Unicredit? Non è un mistero la grande attenzione all’Est Europa, ma lo stesso Orcel ha detto più volte che il gruppo vuole rafforzarsi nei mercati dove è già presente e quindi non si possono escludere operazioni in Germania, dove a suo tempo fu valutato il dossier Commerzbank, e l’Italia, dove in passato è stata trattata Mps e si guarda con interesse a Bpm. Senza dimenticare le voci sulla Popolare di Sondrio. Il fatto è che, in Piazza Affari, le banche hanno quotazioni elevate. «Se possiamo fare acquisizioni che hanno un senso strategico», devono «generare sinergie» e avere «un ritorno di almeno il 15%».

Orcel, accreditato da rumor di mercato a succedere alla guida di Ubs al posto di Sergio Ermotti, per quest’anno si è detto «determinato nel battere» i risultati record del 2023. Risultati ricompensati con un super stipendio di 9,95 milioni (dai 7,5 milioni del 2022). Con il taglio dei tassi Bce, ha aggiunto Orcel, ci sarà «un margine di interesse che scende ma che è di elevata qualità, il gap sarà colmato dalle commissioni». Nel 2025, infatti, la banca internalizzerà le polizze unit linked.

Quanto a stipendi, un altro top banker dal tocco magico è Luigi Lovaglio, ad di Mps che è il volto dell’ormai risollevato istituto senese. Per lui, però, il compenso si è fermato sotto il milione: 473mila euro lordi di compenso fisso, a cui sommare altrettanti di remunerazione variabile per avere centrato i target. Ieri, Unicredit è salita in Borsa (+1,3%) così come Intesa Sanpaolo, mentre Bpm ha guadagnato lo 0,6% e Mps lo 0,9%.

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