Dice Renzi: «La cosa che mi scoccia è che mi toccherà rivedere Calenda». Risponde Schlein: «Mah…sto campo è talmente largo che può essere pure che manco ve ncrociate». Quella del vignettista Osho doveva essere una battuta ma è diventata la fotografia della realtà. I leader del campo largo hanno fatto lo slalom pur di non incrociarsi in Abruzzo, una intera campagna elettorale senza mai vedersi. Guai a farsi fotografare insieme, un comizio finale uniti neppure a parlarne.
L’Abruzzo è grande, ma le città non sono poi tante. Eppure Schlein, Conte, Calenda, Renzi e gli altri sono riusciti nell’impresa di non vedersi mai, un record. Dietro ci dev’essere un’organizzazione meticolosa che studia le agende degli altri in modo da non ritrovarsi nello stesso posto lo stesso giorno. La segretaria Pd ha riproposto lo schema della Sardegna, nessun apparizione con Conte, che ha ricambiato con ancora più entusiasmo l’idea di ignorarsi. Quando i dem hanno fatto notare la cosa a Elly, lei ha risposto: «No, io vado con Bersani». Nel suo tour abruzzese infatti si è portata dietro l’ex segretario Pd, nel ruolo di vecchio portafortuna. La stessa cosa ha fatto Conte con Alessandra Todde, trasferita in Abruzzo per portare anche lì l’aria vincente di Sardegna. Ma pur avendo battuto tutti gli stessi luoghi – Pescara, Chieti, Sulmona, Teramo, L’Aquila, Vasto e poi altre cittadine – hanno fatto in modo di esserci in momenti differenti.
Non solo loro due, ma tutti i leader del campo largo, troppo largo evidentemente. Per dire la scientificità: il 4 marzo Conte è in provincia di Chieti. Lo stesso giorno a Chieti c’è Carlo Calenda. Un breve incontro, visto che sostengono lo stesso candidato? Giammai. «No, facciamo giri diversi», risponde il leader di Azione a chi gli chiede. Calenda ha fatto molte tappe in Abruzzo, ma senza contatti fuori dal suo partito, ad eccezione di Luciano D’Amico, il candidato unitario di una coalizione che finge di non conoscersi. Conte ha fatto di tutto per far dimenticare di essere nella stesso campo largo con Calenda e Renzi, altrettanto disturbati dalla presenza del M5s a sostegno dello stesso candidato. «Io Renzi non lo vedo, lei lo vede? Non c’è Renzi qui e non c’è la lista di Italia Viva» ha sbottato il leader grillino con i cronisti. Peccato che Renzi ci sia eccome in Abruzzo, e il 6 marzo – due giorni dopo Conte – ci è andato di persona, a Pescara. La lista Italia Viva compare come Abruzzo Vivo nel simbolo «Riformisti e civici». Ma Conte fa finta di non saperlo.
A Schlein è bastato portare sul palco in Abruzzo Stefano Bonaccini, presidente Pd e capocorrente alternativo a Elly, per dire «uniti si vince». Uniti forse, ma senza gli alleati. Nel campo larghissimo comunque, ancora sotto sbornia da vittoria in Sardegna (per 1600 voti di scarto), credono alla remuntada. Con l’aiuto magari dell’astensione. Solo in quel caso si farebbero fotografare insieme. Forse.