Uno: «Con quel visino può fare la escort, ci pensi. Guadagnerebbe anche bene». Due: «Tirocinio in reparto. Mi piego per firmare il foglio firme appeso in bacheca. Passa uno dei medici tutor che inizia a commentare volgarmente il mio fisico con apprezzamenti non richiesti e allusioni sul volermi vedere piegata altrove». Tre: «Ero nel parco dell’università e due ragazzi hanno cominciato a fischiarmi e a seguirmi, per fortuna sono riuscita a raggiungere i miei colleghi in fretta». Quattro: «Il prof mi fa i complimenti dicendomi si vede che sei brava a tenere in mano i c., quanti ne hai presi?, sembri esperta». Cinque: «Sono stata più volte toccata dal mio relatore di tesi durante le correzioni del testo». Sei: «Una ragazza in un’aula occupata conosce un ragazzo che fuori dall’ateneo la prende per il collo, la sbatte al muro e cerca di baciarla».
Sono alcune testimonianze delle trecento lettere aperte scritte via mail da studentesse universitarie, che hanno aperto il loro cuore quando sono state contattate per partecipare a La tua voce conta. Contiene i primi risultati di un’indagine raccolta tra l’11 febbraio e il 3 marzo, avviata dopo le notizie di molestie all’università di Torino (coinvolti due docenti), che ha raccolto risposte e testimonianze di 1.500 iscritti nelle università italiane. E il risultato di meno di un mese di testimonianze, è desolante: è diffusa una sensazione di disagio e paura generata nella persona abusata dentro un contesto formativo.
Qualche numero. Per due studenti su dieci, l’ateneo, cuore della formazione e della cultura, non è un luogo sicuro. Ed è infatti un terzo degli intervistati ad aver sentito parlare di casi di molestia o violenza all’interno degli spazi universitari. Peggio: quasi la metà dei ragazzi ritiene che molestie e violenze siano provocati dai docenti. Per ben il 48% sono loro «i soggetti più pericolosi». Di conseguenza, per il 37% il luogo meno sicuro all’interno dell’ateneo sono gli studi degli insegnanti, a seguire ci sono i luoghi di tirocinio per il 34,7% e gli studentati, per il 32%. E infatti, subito dopo i docenti, a commettere violenze e molestie – secondo gli studenti – sono compagni di corso per il 47% e compagni di studentato per il 32%. Non c’è scampo, dunque, per le donne. Molestie, aggressioni verbali, sottintesi lascivi sono ancora retaggio dell’uomo a prescindere da qualifica, ordine e grado.
È un fenomeno trasversale. Ma le molestie di un professore sono ancora più difficili da digerire. «Sono eventi legati allo squilibrio di potere» commenta Giorgia Fattinnanzi della Cgil nazionale. «Nella maggior parte dei casi le studentesse devono scegliere tra il loro percorso accademico e il diritto di denunciare – aggiunge la coordinatrice nazionale Udu Camilla Piredda – Gli atenei oggi sono uno spazio di omertà dove le casistiche vengono nascoste». Per questo l’indagine proseguirà a caccia di nuove denunce.