Donald Trump è pronto alla rivincita contro Joe Biden. L’ex presidente americano non ha deluso le attese mettendo a segno una schiacciante vittoria al Super Tuesday, e per raggiungere ufficialmente la nomination repubblicana ormai manca solo la matematica. Il tycoon ha conquistato 14 dei 15 stati in palio nel giorno più importante delle primarie, a partire da Texas e California, ma anche Alabama, Alaska, Arkansas, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Utah e Virginia. Nikki Haley è riuscita a rovinargli l’impresa di uno storico en plein superandolo nello stato nord-orientale (e liberal) del Vermont, ma per Trump si tratta comunque di una enorme successo.
«Lo chiamano Super Tuesday per un motivo, è stata una serata formidabile», ha detto ai suoi sostenitori radunati a Mar-a-Lago, in Florida, e vantandosi di aver fatto «una cosa che non ha precedenti nella storia». «Mi dicono, esperti e non, che non c’è mai stato un Super Tuesday come questo, non c’è mai stato niente del genere», ha aggiunto prima di accusare Joe Biden di essere «il peggior presidente di sempre». Dopo la tornata elettorale di martedì The Donald ha raggiunto quota 1.053 delegati, avvicinandosi sempre di più alla soglia dei 1.215 necessari per la nomination repubblicana, che forse potrà superare con le tappe del 12 o 19 marzo (quando al voto andrà anche la «sua» Florida). Messo sotto accusa due volte, con 91 accuse penali pendenti in quattro processi, Trump è riuscito a cementare ancora una volta il supporto tra gli elettori della classe operaia, rurale e bianca su questioni come l’immigrazione e l’economia, stracciando i rivali in una gara senza storia. E alla fine, ieri ha pure ricevuto il sostegno del leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell, con cui ha avuto rapporti burrascosi dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. «È assolutamente chiaro che Trump si è guadagnato il sostegno necessario degli elettori repubblicani per essere il nostro candidato alla presidenza degli Stati Uniti – ha affermato McConnell – Non dovrebbe sorprendere che come candidato avrà il mio sostegno».
Il senatore, che ha deciso di lasciare il ruolo di leader Gop nella Camera Alta a fine anno, aveva detto che avrebbe sostenuto l’eventuale nominato repubblicano, e il ritiro di Nikki Haley ha fatto cadere l’ultima barriera verso il supporto a Trump. Nonostante questo, i due non si parlano da tre anni, e il tycoon ha tentato di cacciare McConnell dalla carica dopo le elezioni di Medio Termine del 2022. Ora il senatore rivendica che lui e Trump hanno «lavorato insieme per realizzare grandi cose per il popolo americano» durante i suoi quattro anni in carica, «tra cui la riforma fiscale che ha potenziato la nostra economia e un cambio generazionale della nostra magistratura federale, soprattutto della Corte Suprema». Il Super Tuesday è servito comunque a mettere in luce le fragilità elettorali di The Donald nell’ottica delle elezioni generali. E il fatto che Haley abbia contato su un patrimonio di voti mediamente intorno al 20% (anche nello stato in bilico del North Carolina), superando il 30% in Virginia, Colorado, Minnesota, e sfiorando il 40% in alcuni Stati, come in Massachusetts, potrebbe essere sufficiente per perdere contro Joe Biden il 5 novembre.