La predica arriva dal pulpito sbagliato. Dopo la vittoria ottenuta per un soffio in Sardegna, la sinistra s’è letteralmente montata la testa e ora pretende di dispensare lezioni su un argomento che in realtà non ha mai padroneggiato: l’unità politica di coalizione. Da Chieti, dove si trova per la campagna elettorale in vista delle regionali, Elly Schlein si è messa a rimproverare l’esecutivo con piglio severo. “Le tensioni dentro alla maggioranza stanno paralizzando il governo e stanno facendo mancare le risposte all’Italia, questo il problema che vedo “, ha affermato la leader dem, sbloccando così un nuovo mantra a uso e consumo della propaganda prima del voto.
Facile infatti sgamare la strategia della sinistra, che nelle ultime settimane ha accusato gli avversari di voler riportare il fascismo, di promuovere l’uso dei manganelli e ora di avere troppe divisioni interne. Tutte circostanze poi smentite dai fatti, peraltro. Ma in questo caso il riprovero è abbastanza paradossale, perché arriva da un’area politica che ha fondato la propria storia sulle divisioni, sulle scissioni e sulle continue lotte interne. Quello delle spaccature intestine è infatti un antico vizio che i progressisti non sono mai riusciti a togliersi, anche quand’erano al governo. E anche in tempi non sospetti. Checché se ne dica, infatti, da mesi il centrosinistra continua a teorizzare la formazione di un campo largo elettoralmente competitivo senza però trovare i giusti equilibri per suggellare una volta per tutte l’operazione.
In Sardegna l’ammucchiata ha funzionato (in parte grazie anche a una evitabile défaillance degli avversari), ma un conto è trovare un accordo su base regionale, un altro è formalizzare un’alleanza sui grandi temi della politica nazionale e internazionale. E poi c’è il grande tema della leadership di coalizione che Elly Schlein e Giuseppe Conte dovrebbero contendersi, decidendo così quale sia l’indirizzo politico trainante del futuro ed eventuale campo largo progressista. Per non parlare poi delle molteplici divisioni che il Pd sta sperimentando al proprio interno su temi specifici quali l’abolizione dell’abuso d’ufficio, l’utero in affitto, il sostegno armato all’Ucraina e la stessa alleanza incondizionata coi pentastellati. Oltre ovviamente alle storiche frizioni tra le anime più riformiste e quelle più spostate a sinistra.
Fa pertanto sorridere che la sinistra, storicamente divisa, faccia la predica al governo proprio sulle tensioni nella coalizione. “Magari sono più bravi a nascondere le differenze, perchè sono meno abituati a discuterle a viso aperto, alla luce del sole, ma non sono di meno quelle divisioni. Capisco le loro preoccupazioni rispetto a questo voto“, ha punzecchiato Elly Schlein, approfittandone così per mettere un po’ di pepe nel rush finale della campagna elettorale in Abruzzo. Certo, l’errore più grande che il centrodestra possa fare è proprio quello di far prevalere litigi interni e calcoli estranei al quotidiano sentire degli elettori, che chiedono unità e pragmatismo. Ma le lezioncine sulla coesione da parte dei compagni lasciano il tempo che trovano, soprattutto perché mancano di credibilità.