Deve portare le stampelle, il poliziotto che a Torino si è trovato circondato da un branco di antagonisti e membri dei centri sociali che cercavano di liberare il loro “compagno” immigrato, irregolare sul territorio italiano, condannato dodici volte, di cui nove passate in giudicato, di cui una per violenza sessuale di gruppo.
Salto indietro nel tempo. È il pomeriggio del 28 febbraio scorso, di fronte agli uffici della Questura torinese. I video mostrano una volante della polizia arrivare nei pressi dell’edificio e, nel giro di pochi secondi, essere circondato dalla calca di anarchici. In mezzo a quel caos c’è anche Giovanni Capolungo, poliziotto e sindacalista del Siap. “Spintoni, pugni, schiaffi… – racconta l’agente ai microfoni di Quarta Repubblica – cercavano di sottrarre questo giovane all’accompagnamento” nel Cpr di Milano dove sarebbero state avviate le pratiche di rimpatrio. “Ho riconosciuto una donna, una di quelle particolarmente attive nel tirare i pugni contro i colleghi, ho provato a tirarla fuori e lei ha tentato di mordermi sul dorso della mano e poi, lasciandosi cadere ha cominciato a scalciare cagionandomi delle lesioni ai legamenti”.
L’obiettivo del gruppo era quello di liberare il 31enne marocchino, già espulso nel 2022 senza però rispettare il dispositivo. La polizia lo aveva fermato la sera precedente, martedì 27 febbraio, in periferia a Torino, per aver commesso atti di vandalismo imbrattando le pareti del sottopasso di corso Grosseto con scritte offensive. Dopo aver aggredito i poliziotti, gli anarchici hanno tentato anche di fermare l’ambulanza su cui l’agente ferito era stato caricato per tutte le cure del caso. Quindici persone sono state denunciate e cinque risultano indagate: tutte donne che avrebbero frequentato il “covo” dell’ex lavatoio occupato di Torino.
L’assalto agli uomini in divisa è stato condannato dalla politica, quasi a coro unanime. Il ministro Piantedosi si è detto “sdegnato” dalle immagini e da un atto di violenza che “è sintomatico del clima di veleno e sospetto a cui sono sottoposte le forze dell’ordine” dopo i fatti di Pisa. Anche Sergio Mattarella ha telefonato al titolare del Viminale per esprimere vicinanza. Intanto il 10 marzo è previsto un corteo di fronte al Cpr di via Corelli a Milano dove si trova ora trattenuto il giovane marocchino in via di espulsione.