La Corte Suprema ha deciso in favore di Donald Trump e respinto la decisione della Corte Suprema del Colorado. L’alta corte federale doveva decidere sull’esclusione dalle primarie stabilità a dicembre dalla Corte Suprema statale del Colorado in base alla sezione 3 del 14 emendamento, secondo cui chi giura sulla Costituzione e partecipa a un’insurrezione non può correre per un ruolo pubblico. “Grande vittoria per l’America!!!“, ha esultato The Donald, a caratteri cubitali, su Truth Social. “9-0 unanimità.La Corte Suprema ha stabilito che Donald Trump può candidarsi come presidente e resterà in corsa” per le elezioni del 2024, ha scritto ancora.
La decisione della Corte Usa
La sentenza lascia Trump come principale candidato per la nomina repubblicana, e per ora impedisce alla Corte Suprema del Colorado di determinare direttamente il percorso delle elezioni presidenziali del 2024. I giudici hanno accelerato la sfida degli elettori del Colorado e hanno emesso la loro decisione un giorno prima del Super Tuesday, quando quello stato e più di una dozzina di altri tengono le primarie. “Il giudizio della Corte Suprema del Colorado non può essere confermato, tutti i nove membri della Corte condividono” questa opinione, si legge nella sentenza, che sottolinea quindi che la decisione di confermare l’eleggibilità dell’ex presidente è stata presa all’unanimità.
“L’ex presidente Trump ha contestato la decisione del Colorado con diversi argomenti” si legge ancora nella sentenza, che evidenzia come il motivo principale che ha spinto i giudici a bocciarla coincida con il fatto che “la Costituzione affida al Congresso, piuttosto che agli Stati, la responsabilità di applicare la sezione 3 contro i funzionari federali e candidati“. Il riferimento al fatto che l’ineleggibilità di Trump era stata sancita sulla base dell’interpretazione della sezione 3 del 14esimo emendamento, varata dopo a Guerra Civile per impedire agli ex leader della Confederazione, colpevoli di insurrezione, di tornare a candidarsi.
Con questa decisione della Corte sono destinate ad essere annullate le decisioni analoghe a quelle del Colorado prese dalle autorità elettorali del Maine e da un giudice dell’Illinois, che avevano accolto le istanze presentate da un movimento nato nei mesi scorsi per fermare la candidatura di Trump per il suo ruolo nell’insurrezione contro il Congresso. “Noi concludiamo che gli Stati possono squalificare persone candidate e cariche statali, ma gli Stati non hanno potere, sulla base della Costituzione, di applicare la sezione 3 per quanto riguarda gli incarichi federali, in modo particolare la presidenza“, argomentano i sommi giudici, evitando di entrare nella questione della partecipazione o meno di Trump ad un’insurrezione.
La posizione di Trump
I giudici, come ha evidenziato il Washington Post, stavano esaminando una decisione della corte suprema del Colorado per dichiarare Trump non idoneo a tornare alla Casa Bianca. Questo caso, senza precedenti, ha conferito alla Corte Suprema un ruolo cruciale che non si vedeva dal 2000, quando la decisione dell’Alta Corte nel caso Bush vs Gore consegnò la presidenza a George W. Bush e divise la nazione.
L’idoneità di Trump a tornare in carica non è l’unica questione davanti ai giudici che potrebbe influenzare l’eleggibilità dell’ex presidente, che deve comunque affrontare quattro accuse penali, due delle quali legate ai suoi sforzi per bloccare la vittoria elettorale del presidente Biden nel 2020.
Ricordiamo che il mese prossimo la Corte Suprema esaminerà la sfida di Trump alla sentenza unanime della Corte d’Appello degli Stati Uniti, secondo la quale il tycoon non è protetto dai procedimenti penali grazie all’immunità presidenziale. I giudici separatamente hanno concordato di rivedere la validità di una legge che è stata utilizzata per incriminare centinaia di persone in relazione alla rivolta del 6 gennaio, ed è anche un elemento chiave del caso di ostruzione elettorale federale di Trump a Washington, composto da quattro capi di imputazione.
Nel frattempo, l’ex capo finanziario della Trump Organization, Allen H. Weisselberg, ha raggiunto un accordo con i magistrati che stanno indagando Trump per frode civile e si dichiarerà colpevole di falsa testimonianza. Weisselberg, che per anni è rimasto fermamente fedele a Trump nonostante l’intensa pressione della procura, non dovrebbe però coinvolgere nelle sue dichiarazioni il suo ex capo, ha spiegato il New York Times. L’ex collaboratore del tycoon dovrebbe dichiarare di aver mentito da testimone nel recente processo per frode civile di The Donald, ma non coopererà contro l’ex presidente.