La scure dell’Ue si abbatte per la prima volta contro Apple. La Commissione europea ha annunciato di aver irrogato una multa record del valore di 1,8 miliardi di euro alla società statunitense. L’accusa è di abuso di posizione dominante sul mercato della distribuzione di app di streaming musicale su iOS, il sistema operativo dei dispositivi iPhone e iPad. Non si tratta semplicemente dell’ennesimo braccio di ferro tra l’Unione e uno dei «Magnifici sette» di Wall Street.
Nel punire Apple, infatti, l’antitrust ha dato ragione a Spotify che aveva denunciato il comportamento dell’azienda Usa, colpevole di non informare abbastanza gli utenti riguardo alle proposte di abbonamento alternative a Apple Music, il servizio di musica in streaming offerto dalla stessa Apple. «Per un decennio, Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale attraverso l’app store», ha commentato la vice presidente della Commissione nonché commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager. «Lo ha fatto – ha aggiunto – impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple. Questo è illegale secondo le norme antitrust dell’Ue». L’inchiesta di Bruxelles sulle politiche della «mela» di Cupertino era partita nel 2020 ed era proseguita parallelamente ad altre indagini finite sotto la lente degli investigatori, tra cui la piattaforma di pagamenti Wallet e la possibilità di scaricare applicazioni di terze parti dal proprio iPhone.
La casa madre degli iPhone si difende annunciando ricorso e attaccando il diretto concorrente. «Spotify – si legge in una nota – ha oggi una quota di mercato del 56% in Europa nello streaming musicale, più del doppio del secondo competitor», ma soprattutto – continua – «non paga nulla ad Apple per i servizi che l’hanno aiutata a diventare uno dei marchi più riconoscibili del mondo».
La mossa della Commissione è stata quindi interpretata come una scelta quasi sovranista per tutelare un’impresa europea contro una società straniera. «Oggi il più grande beneficiario è Spotify, una società con sede a Stoccolma, in Svezia», sferza Apple, che nel corso degli anni ha aggiunto sui propri smartphone ulteriori restrizioni sugli abbonamenti addebitando una commissione del 30% per ogni euro pagato a Spotify. Da parte della multinazionale guidata da Tim Cook c’è sempre stato però uno spirito di collaborazione con le autorità europee, come dimostrano il lancio degli iPhone con le porte Usb-C e il «sideloading» delle app, ovvero l’introduzione, dal 7 marzo di quest’anno, di marketplace esterni. Ora quello spirito finirà in tribunale.