Gli acciacchi di salute non lasciano in pace Papa Francesco che negli ultimi giorni ha fatto i conti con un brutto raffreddore che lo ha costretto ad alcuni accertamenti al Policlinico Gemelli e una tac ai polmoni effettuata all’ospedale “Isola Tiberina-Gemelli Isola” di Roma. Anche oggi il Pontefice non ha potuto leggere il discorso di apertura del 95esimo Anno Giudiziario davanti al Tribunale vaticano a causa di una bronchite che non gli dà tregua.
Le parole di Bergoglio
In chiaro affanno fisico, si è scusato ancora una volta di fronte ai presenti affidando le parole che aveva intenzione di pronunciare di fronte alla platea al suo collaboratore, il monsignore Ciampanelli. “Ho preparato un discorso ma come si vede non sono in capacità di leggere per la bronchite. Ho chiesto di leggerlo a Ciampanelli“, ha sottolineato il Papa. “Dichiaro aperto l’Anno giudiziario per il 2024“, si è limitato a dire oltre a qualche breve parola di saluto. La stessa cosa è avvenuta poche ore prima quando il Pontefice ha lanciato l’allarme sul pericolo di annullare le differenze tra donne e uomini facendo leggere il discorso al mons. in modo tale da non affaticarsi troppo. “Ho ancora il raffreddore e mi affatica leggere per un po‘”.
Il discorso d’apertura
Le parole scritte da Bergoglio sono incentrate sul coraggio per ricercare la verità ma ricordando che “fare giustizia è sempre un atto di carità, un’occasione di correzione fraterna che intende aiutare l’altro a riconoscere il suo errore”. Queso discorso deve valere soprattutto quando “emergono e devono essere sanzionati comportamenti che sono particolarmente gravi e scandalosi, tanto più quando avvengono nell’ambito della comunità cristiana“, sottolinea il discorso letto dal monsignore.
“Bisogna avere coraggio mentre si è impegnati per assicurare il giusto svolgimento dei processi e si è sottoposti a critiche. La robustezza delle istituzioni e la fermezza nell’amministrazione della giustizia sono dimostrate dalla serenità di giudizio, dall’indipendenza e dall’imparzialità di quanti sono chiamati, nelle varie tappe del processo, a giudicare”. Il Papa ha aggiunto che il coraggio contiene una forza umile “che si appoggia sulla fede e sulla vicinanza di Dio e si esprime in modo particolare nella capacità di agire con pazienza e perseveranza, respingendo i condizionamenti interni ed esterni che ostacolano il compimento del bene. Il coraggio disorienta i corrotti e li mette, per così dire, in un angolo, perchè hanno il cuore chiuso e indurito“.
Un altro passaggio del discorso preparato dal Papa si rivolge al silenzio “operoso” e alla serietà che sono chiamati a rispettare i lavoratori dei tribunali in maniera tale che si possa amministrare la giustizia “con autorevolezza e imparzialità, garantendo il giusto processo, nel rispetto delle peculiarità dell’ordinamento vaticano“.