Due volte in 7 mesi. La prima lo scorso 27 luglio, la seconda oggi. Con Giorgia Meloni che atterrerà a Washington per la sua seconda visita alla Casa Bianca da quando siede a Palazzo Chigi. Un rendez-vous certamente favorito dal fatto che l’Italia è presidente di turno del G7, ma che così ravvicinato per un presidente del Consiglio italiano mancava da molto tempo. Gli ultimi tre predecessori di Meloni, alcuni con rapporti strettissimi Oltreoceano, si sono infatti limitati a una sola visita nello Studio Ovale durante tutto il loro mandato. Così è andata per Mario Draghi, per Giuseppe Conte e prima ancora per Paolo Gentiloni. La notizia, insomma, è soprattutto il dato di cronaca, anche perché sottolineava lo scorso luglio il Washington Post in occasione della prima visita di Meloni «non sono molti i leader di destra ad aver incontrato Joe Biden alla Casa Bianca». E 7 mesi dopo la premier italiana fa il bis. Oggi a ora di pranzo (le 19 in Italia) avrà infatti il suo secondo bilaterale nella West Wing. La prima tappa di una trasferta Oltreoceano in due tempi. Il primo a Washington e il secondo domani a Toronto, in Canada. È sulle rive oggi piuttosto nuvolose del lago Ontario, infatti, che la premier prima (alle 11.30 ora locale) incontrerà il primo ministro Justin Trudeau e poi (alle 18.30) parteciperà a un ricevimento organizzato presso l’Art Gallery of Ontario a cui sarà presente la comunità italiana di Toronto. Due appuntamenti quello statunitense e quello canadese – che si collocano nel contesto della presidenza italiana del G7 per il 2024, con il summit dei capi di Stato e di governo dei Sette grandi in programma in Puglia (a Borgo Egnazia) tra il 13 e il 15 giugno. Una doppia visita che fa seguito alla missione di Meloni in Giappone di inizio febbraio e alla prima riunione dei leader del G7 che si è tenuta a Kiev sabato scorso.
E l’Ucraina oggi sarà uno dei dossier principali dei 45 minuti di faccia a faccia nello Studio Ovale. Il sostegno a Kiev che è stato uno dei temi centrali su cui Meloni ha inaugurato una non scontata sintonia con Biden non è ovviamente in discussione. Pur nella consapevolezza confermano fonti diplomatiche italiane e statunitensi che la partita sarà lunga e complessa, perché la convinzione di entrambi è che «Mosca è pronta ad andare avanti sine die».
Decisamente altre, invece, sono le aspettative riposte sul conflitto in Medio Oriente tra Israele e Gaza. A Palazzo Chigi e alla Farnesina, infatti, sono convinti che Biden si stia muovendo bene, nonostante uno scenario esplosivo. Al di là della posizione formale di Washington davanti all’Onu, infatti, l’inquilino della Casa Bianca sta pressando da tempo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per provare a evitare un’escalation che finirebbe per incendiare lo scenario Mediorientale (e di conseguenza quello globale). Insomma, pur nella comprensione delle ragioni di Israele, Biden anche con un occhio alle presidenziali, va detto non trascura la causa della popolazione palestinese sotto assedio nella Striscia di Gaza. Una linea che Meloni sposa in toto, convinta come ha più volte detto in pubblico che la sola soluzione sia quella dei «due popoli e due Stati». E proprio ieri la premier è tornata a insistere sulla necessità che si «intensifichino gli sforzi per creare le condizioni di un cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi». Ed è proprio per spingere in questa direzione che a Palazzo Chigi si sta lavorando a una visita a marzo di Meloni in Egitto, uno dei player principali nello scacchiere Mediorientale. Con la premier che incontrerebbe il presidente Abdel Fattah al-Sisi anche e soprattutto nella sua veste di presidente di turno del G7 proprio per insistere sulla necessità di seguire la via diplomatica. Insomma, una doppia visita che serve per condividere con Biden e Trudeau le priorità della presidenza italiana del G7. Tra cui non ci sono solo il sostegno all’Ucraina e l’azione di mediazione in Medio Oriente, ma anche un’attenzione prioritaria nei confronti dell’Africa con l’obiettivo di costruire un modello di partenariato vantaggioso per tutti (la ricetta del piano Mattei) e la delicatissima questione dell’intelligenza artificiale. Un dossier, quest’ultimo, su cui punta molto Meloni, tanto da volerne fare uno dei temi centrali del prossimo G7 italiano.