In gioco ci sono le traiettorie politiche del Vecchio Continente. La difesa degli ideali democratici e liberali sarà decisiva per l’Europa del futuro, che ha ancora ha bisogno di quei valori per essere credibile, moderna, solida. Dell’importanza di questi principi e dei rischi a cui essi sono esposti si parla stamani all’evento “100 giorni alle elezioni – Il futuro dell’Europa“, in corso al Circolo Filologico Milanese e organizzato da IlGiornale. Dopo un primo panel dedicato all’economia, il focus si sposta sulla politica e sui suoi orizzonti. Ne discutono Alessandra Ghisleri (Direttrice Euromedia Research), Letizia Moratti (Politica) e Damiano Palano (Professore Filosofia Politica e Direttore Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Cattolica), moderati sul palco da Augusto Minzolini, editorialista de IlGiornale.
Il panel inizia subito con l’attualità politica. Ghisleri: “In Sardegna non ha vinto il centrosinistra, ha vinto la Todde. Lo dicono gli andamenti dei voti. Se noi andassimo alle elezioni oggi, ci sarebbe un piccolo vantaggio del centrodestra. Ma nel caso un campo largo del centrosinistra si comporrebbe un bipolarismo. Ho fatto un gioco algebrico: in questo caso la differenza sarebbe interessante. Avremmo un Paese diviso a metà. Nel centrodestra c’è un obiettivo comune, nel centrosinistra più leader e più attriti. Sono riusciti a mettersi d’accordo e si presentano così in Abruzzo, dove per l’appunto si ripresenta una situazione bipolare. Il tema è l’unione e la forza del candidato, che in un’elezione amministrativa conta moltissimo“.
E la palla passa poi al professor Palano. “I 5s si stanno riposizionando sulla sinistra. Stiamo tornando al bipolarismo, con tutti i meccanismi che ne conseguono. Il centrodestra, come un tempo, ha una legittima competizione interna ma ha anche un’unità di fondo. L’area di centrosinistra continua ad avere gli stessi problemi dell’Ulivo e dell’Unione di Prodi. Questa area può essere competitiva mettendo insieme tutte le forze del centrosinistra, ma le tensioni rischiano sempre di riemergere. Rispetto al bipolarismo della seconda Repubblica, però, abbiamo molta più astensione al voto. Cosa succederà di questi elettori? La sfida dei poli in costruzione è non perdere del tutto questo bacino da quale potrebbero tornare a pescare nuove forze populiste“. Poi il professore spiega che il centrodestra avrà alcune questioni da affrontare, a cominciare “la stabilizzazione delle leadership, anche in vista di quel che succederà dopo le elezioni europee. La posizione di Fdi rispetto al nuovo Europarlamento sarà interessante“.
L’analisi prosegue con Letizia Moratti. “Chi in questo momento è alla ricerca di un’area moderata può guardare alle forze di centro, che nel centrodestra ci sono e sono rappresentate da Forza Italia. Nel Pd invece è prevalsa una linea molto estrema. Cosa faranno Renzi e Calenda può darci una risposta rispetto a questo“. Ghisleri lancia l’assist: Forza Italia in Sardegna è andata tutt’altro che male, spiega. E lo sguardo passa poi all’Europa. “Chi vota Forza Italia vota il Ppe, che è il partito che darà le carte“, rimarca Moratti. Il voto che daremo in Europa – rimarca – avrà impatti sul nostro Paese.
Minzolini riporta il dibattito sulla stringente attualità e sulle polemiche sulla polizia. Quanto hanno pesato sulle elezioni? Ghisleri: “Non molto. La Sardegna ha un forte sentimento verso la propria terra. Lite tra Solinas e Truzzu è diventata forte perché sembrava quasi l’imposizione di una bandierina rispetto a un localismo“. Spesso la gente non vota perché crede che non cambi niente, spiega la sondaggista. “I temi più sentiti sono il fisco, l’inflazione. E la gente chiede quale visione ci sia su questi argomenti. La macchina elettrica è vista ancora come qualcosa di élite. Bisogna orientare il voto in questo senso. Anche il fronte di Fdi e di Renzi sono molto importanti perché per avere la maggioranza mancano 80-90 voti e la casa europea di Renzi è quasi uguale a quella dei socialisti“.
Moratti sottolinea il valore della sanità, Ghisleri torna alla politica. “Tempo fa c’era un flusso di voti Forza Italia che era andato alla Lega, ora gli stessi voti si sono spostati su Fdi. Questo vuol dire che nel centrodestra c’è un elettorato fluttuante che ha bisogno di attenzioni. C’è un ceto medio impoverito che però rimane sempre nel bacino del centrodestra“. Il professor Palano viene sollecitato da Minzolini sui temi della giustizia. E il docente: “Nel tempo si è consolidato un rapporto tra magistratura e comunicazione, un’inchiesta ha un impatto politico perché ha una visibilità pubblica. Questo elemento però non riguarda soltano l’Italia, ma nel caso italiano questa dinamica ha assunto proporzioni che temo siano ormai fisiologiche. Difficilmente le vedremo scemare. Il governo riuscirà a cambiare qualcosa? Sono pessimista, la stessa ipotesi di operare una riforma provoca una polarizzazione, mi sembra una cosa impraticabile a breve“.
Moratti fa il punto sulla situazione in Forza Italia: “Vedo un futuro positivo, è la forza che nel centrodestra può rappresentare alcune istanze con un impatto favorevole sui cittadini. Penso al tema delle liberalizzazioni“. E cita il caso locale di Trenord, alla quale gli utenti rimproverano spesso disservizi. “Che fare? Mettere Trenord in competizione. Lo hanno fatto in Germania, il servizio è migliorato“. E sulla giustizia – prosegue – “io sono invece ottimista, perché Forza Italia vuole legare la riforma della giustizia penale e civile ad altre riforme importanti, il premierato e l’autonomia“. Forza Italia, prosegue, ha un’identità molto precisa che si sta rafforzando.
Minzolini porta nel dibattito il tema della politica estera e il microfono passa di nuovo a Ghisleri. “Dobbiamo pensare che siamo nati in un’epoca in cui non avevamo mai messo in previsione una guerra nel nostro Continente. Kiev è vicina. All’inizio fu uno choc, poi si è compreso anche il danno economico. La guerra destabilizza l’economia e spaventa anche la situazione nel Mar Rosso. Ma noi non possiamo avere uno Stato assistenziale perché questo ha causato l’impoverimento delle classi giovanili“. Palano si inserisce nel discorso: il nostro interesse alla politica – spiega – “dipende da quello che sperimentiamo dai 15 ai 30 e che di solito ci portiamo avanti come convinzioni per tutta la vita. Le nuove generazioni ci dicono che questo attaccamento non avviene più, ci sono scambi sui social che però non danno un consolidamento paragonabile“. Certo, ci sono anche giovani che si interessano e che praticano la politica ma si tratta di una minoranza, osserva ancora il docente. Questa situazione – sottolinea – è un problema perché i giovani di oggi dovranno esprimere la classe dirigente del domani.
Moratti si aggancia al professore e prosegue: “Il problema è profondo, dovremmo aiutare i giovani a trovare occasioni di stare insieme. La politica è l’arte di dedicarsi agli altri ma abbiamo una generazione di giovani che tende a isolarsi. Dobbiamo fare un lavoro che persino precede la politica e partire da lì, dal ricreare una volontà di creare la comunità. Sennò sarà difficile trasmettere l’importanza di mettersi al servizio della comunità“.