Cari “pacifisti”, nelle petizioni contro Israele e ai concerti ricordate lo statuto di Hamas

Cari "pacifisti", nelle petizioni contro Israele e ai concerti ricordate lo statuto di Hamas

Nel mondo dell’arte continua a raccogliere firme la petizione lanciata per escludere Israele dalla prossima Biennale. La «proposta» di chiudere il padiglione di Tel Aviv, in nome della pace, è stata respinta con la giusta determinazione da Gennaro Sangiuliano. Il ministro della cultura ha accusato i promotori di esprimere una intolleranza irricevibile e vergognosa. Nel frattempo, a Napoli, il concerto «Life for Gaza» è andato rapidamente esaurito. Si esibiranno, tra gli altri, Fiorella Mannoia, Franco Ricciardi, Eugenio Bennato, 99 Posse, Dario Sansone, Laura Morante, Valeria Parrella, Ascanio Celestini. Anche questa manifestazione, naturalmente, viene presentata come pacifista. Però notiamo un fatto: nel titolo si fa riferimento alla sola Gaza e non a Israele; in scaletta non pare ci siano musicisti israeliani; mancano anche nel comitato dei saggi e, soprattutto, non si esibiranno sul palco. Le dichiarazioni non lasciano scampo. Sia gli artisti sia i cantanti

parlano di genocidio dei palistenesi. Tutti dimenticano la folle strage del 7 ottobre, quando squadre di esaltati provenienti da Gaza hanno superato il confine trucidando gli israeliani, incluse donne, bambini e anziani. Anche noi, nel nostro piccolo, vogliamo lanciare un appello, sia agli artisti «veneziani» sia ai cantanti e scrittori «napoletani». Una cosa molto semplice per riequilibrare appello e concerto. Innanzi tutto si potrebbe dare lettura di passi dello Statuto di Hamas, specie quelli che teorizzano la cancellazione di Israele. Si trovano facilmente sia nella prima redazione del 1988 sia nella revisione del 2017. Premessa del documento vergato nel 1988: «Israele esisterà e rimarrà esistente fino a quando l’Islam non lo annullerà come ha annullato ciò che era prima di esso». La necessità di sterminare gli ebrei è ribadita più volte, in mezzo a un crescendo di cospirazioni che mette insieme ebrei, massoneria, i circoli Rotary, il Lions Club «e altre reti simili di spie e altre strutture segrete o pubbliche che funzionano a beneficio e sotto la guida dei Sionisti». Le modifiche del 2017 sfumano queste posizioni folli e smussano gli angoli, ma non viene comunque

riconosciuto a Israele il diritto di esistere. In aggiunta, cantanti e artisti potrebbero dedicare anche uno spazio alle vittime del 7 ottobre, ragazzi a un rave party, pacifici abitanti di un kibbutz, senza risparmiare neonati, madri e nonni. Basta elencare nomi ed età delle vittime.

P.S. Più comprensibile appare l’appello per escludere l’Iran, un Paese che spesso e volentieri proibisce ai suoi registi di partecipare in presenza alle grandi manifestazioni cinematografiche. Senza parlare della repressione, delle esecuzioni, dei diritti civili conculcati. Ma il Padiglione dell’Iran è proprietà dell’Iran stesso, ed è giusto che anche un Paese ben lontano dagli standard democratici occidentali partecipi a una manifestazione, la Biennale, che deve essere simbolo di libertà d’espressione e non di censure incrociate.

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