– Partiamo da una notizia che riguarda la dirigente del Reparto Mobile di Firenze spostata ad altro incarico. Il Corriere della Sera spara la notizia in homepage e mette l’avvicendamento in relazione alle manganellate di Pisa. La storia puzza. E infatti il Viminale fa trapelare che la decisione era già stata programmata e che la dirigente, Silvia Conti, non ha avuto alcun ruolo operativo nella gestione dell’ordine pubblico né di Firenze né di Pisa. In realtà sarebbe bastato fare due più due, o approfondire un po’, per capire che si tratta di una “non notizia”. O meglio: di una coincidenza. Come ci spiegano fonti qualificate di polizia, il dirigente del Reparto Mobile ha compiti amministrativi, per così dire, e non è responsabile del servizio d’ordine. Non lo era a Firenze e nemmeno a Pisa, dove sono partite le manganellate: la decisione di chiudere la piazza spetta al Questore e sul campo operava un dirigente responsabile del servizio. Insomma: anche qualora dalle indagini emergessero errori da parte delle forze dell’ordine, non sarebbe lei a pagarne le conseguenze. Anche perché spesso il Reparto Mobile fiorentino viene spedito anche in altre regioni ma sono le autorità locali a gestire le operazioni di ordine pubblico. Sintesi: mi sa che il Corriere ha preso un bidone.
– C’è un dato allarmante di queste elezioni regionali sarde. Nel dibattito pubblico è totalmente scomparso il riferimento all’affluenza: viviamo in una democrazia in cui solo il 50% degli aventi diritto si reca realmente alle urne, pure in elezioni che – in teoria – dovrebbero apparire più “vicine” perché legate al territorio. Ricordo che anche alle politiche del 2022 votò appena il 63%: sarebbe arrivato il momento di una riflessione seria, da parte dei partiti e del sistema, e di chiedersi per quale motivo metà dell’elettorato ritiene ormai inutile esercitare un diritto per cui un tempo tante persone avrebbero venduto cara la pelle.
– Un gruppo di antagonisti ha preso d’assalto una volante della polizia a Torino nel tentativo di liberare un uomo di origini marocchine destinato ad un centro per i rimpatri. E voi venite a frignare se ogni tanto gli agenti alzano il manganello?
– Roberto Burioni, noto virologo, ha un sistema tutto suo per ammettere gli studenti all’esame: 10 domande a crocette, passa solo chi risponde a tutte correttamente. Ora, l’idea è geniale e pare che i quesiti fossero “basilari”, un modo per scremare ed evitare di ritrovarsi un caprone all’interrogazione vera e propria. Da un lato il professorone ha ragione da vendere: se non conosci l’agente eziologico della scarlattina, meglio essere rimandato che diventare medico con una simile lacuna. Dall’altra tuttavia Roberto avrebbe potuto applicare l’identico metodo anche a se stesso durante la pandemia: al primo errore delle virostar, avremmo dovuto rispedirle a studiare. Invece sono diventati oracoli.
– Due giornalisti ritrovano il corpo di una 51enne scomparsa da giorni. Sono di Chi l’ha visto. Bravi loro, però mi domando: come è possibile che le autorità, setacciando il luogo, non siano arrivate allo stesso risultato? Mah…
– Sputare in faccia ai poliziotti? È lecito. Anzi: se lo meritano. Lo ha affermato, senza provare sul momento alcuna vergogna, la consigliera regionale toscana del M5S, Silvia Noferi. “È molto facile andare lì col casco, il manganello contro dei ragazzini inermi e disarmati. Avranno preso pure degli sputi, ma forse se li sono anche meritati”. Per carità, l’esponente grillina si è scusata e non potendo dare la colpa agli hacker ha spiegato di aver espresso in malo modo il suo pensiero che poi in fondo era questo: a Pisa e a Firenze gli sputi contro le divise sono stati solo “una reazione alle manganellate”. Dunque si possono capire. Parliamoci chiaramente: se pure le istituzioni considerano “comprensibile” insultare gli agenti o prenderli a sputi, allora non c’è da stupirsi se in piazza gli studenti portano petardi e molotov o cercano lo scontro con le forze dell’ordine. E poi scusate: se il contesto (cioè le cariche degli agenti) giustificano il comportamento (gli sputi), viene da chiedersi se il principio può essere applicato ad ogni situazione: chiunque ritiene di aver subito un torto può “reagire” prendendo a sputi i rappresentanti dello Stato? Se è così, allora i politici – spesso oggetto delle lamentele dei cittadini – dovranno fare non poca attenzione alla saliva volante.
– Mimmo Lucano si candida alle Europee con Fratoianni. Sei sicuro, Mimmo? Perché l’ultima volta che Sinistra Italiana e Verdi hanno candidato uno che aveva a che fare coi migranti, vedi Soumahoro, non è finita molto bene. Pensaci.
– A casa di Charles Darwin hanno trovato una copia del “Capitale” di Karl Marx, l’hanno analizzata e hanno scoperto che fu proprio il filosofo comunista a regalarla al grande scienziato il quale però… non l’ha mai letta. L’ipotesi è che, non conoscendo molto bene il tedesco, il cervellone abbia desistito. Oppure che “non fosse entusiasta della scrittura di Marx”. O, meglio ancora, che non abbia affatto apprezzato il regalo, tanto da rispondere solo con molto ritardo – e senza particolare calore – alla lettera di Karl. Quale che sia la ragione, ci piace pensare che Darwin avesse capito al primo sguardo che quel tomo non sarebbe stato uno dei passaggi cruciali per l’evoluzione dell’uomo, semmai per la sua involuzione, e che dunque l’avesse scartato.
– Il generale Vannacci è stato sospeso dal servizio dall’Esercito all’esito del provvedimento disciplinare seguito alla pubblicazione del suo libro. L’ennesima mannaia dei giudici? No, qui bisogna distinguere i piani. Dal punto di vista dell’ordinamento militare, il provvedimento disciplinare può non piacere, e i legali faranno ricorso, ma resta comunque legittimo. Rientra nella logica di un’istituzione che cerca di proteggere la propria onorabilità di fronte alle uscite pubbliche di un proprio dipendente. Peraltro in divisa. Non sono pochi, anche tra gli estimatori dell’alto ufficiale, a ritenere che forse avrebbe potuto attendere la pensione per pubblicare il Mondo al contrario. Diverso invece il caso dell’indagine penale per istigazione all’odio razziale. Perché qui entriamo nell’ambito delle opinioni. Il libro del generale può essere condivisibile o meno, può avere parti ragionevoli e altre molto meno, può essere scritto male o bene. Ma le idee, per quanto odiose, si discutono, si combattono si dibattono. Non si processano.