Russia pronta a usare il nucleare tattico: i dossier che svelano i piani di Mosca

Russia pronta a usare il nucleare tattico: i dossier che svelano i piani di Mosca

La notizia risale al 23 gennaio scorso, affidata a pochi, succinti, trafiletti sulla Tass, ma è di quelle che mettono i brividi. Mosca starebbe lavorando alla costruzione di un simulatore di esplosione nucleare sulla superficie. A lavorare a questo brevetto, gli scienziati dell’Accademia militare A. V. Khrulev: il sistema aiuterà le forze di terra ad addestrarsi in condizioni assimilabili a quelle del day after di un attacco nucleare.

Niente di nuovo sotto il sole: Mosca aveva già a sua disposizione simili strumenti, ma la notizia, oggi, assume tutt’altro rilievo per via di un’indiscrezione pubblicata dal Financial Times. Si tratta di una serie di documenti top secret, risalenti al periodo 2008-2014, visionati dai giornalisti del Ft, che testimonierebbero “le prove tecniche di guerra nucleare” da parte russa. Tra gli scenari ipotetici, perfino un’invasione da parte della Cina. Si tratta della prima volta in cui questo tipo di file vengono resi pubblici, a testimoniare una bassa soglia operativa per l’utilizzo delle armi nucleari all’interno della dottrina militare russa.

Cos’è il “simulatore di esplosione nucleare”

Il modello realizzato, le cui specifiche tecniche sono state fornite all’agenzia di stampa russa, è in grado di simulare l’effetto shock, il lampo di luce e il fungo atomico di un’esplosione nucleare. L’invenzione sarà utilizzata in esercitazioni e per l’addestramento pratico di unità militari per preparare meglio le forze di terra per le operazioni di combattimento, a seguito dell’uso di armamenti nucleari, oltre a istruire il personale delle forze di ricognizione terrestre su come determinare i parametri ed epicentro di un’esplosione nucleare vera e propria.

Secondo gli scienziati russi, il vecchio simulatore IU-59 sarebbe divenuto obsoleto, tanto da uscire fuori produzione. Inoltre, gli attuali simulatori conservati nei magazzini post-sovietici sarebbero inutilizzabili perchè non funzionanti. Un altro simulatore menzionato nella nota inviata alla stampa, invece, sarebbe la bomba aerea IAB-500, progettata per simulare l’uso in combattimento della speciale munizione RN-24, ovvero una bomba aerea con testata nucleare. Lo svantaggio di questo modello, tuttavia, è quello di essere stato testato solo sui velivoli di prima linea: per questa ragione, condurre esercitazioni pratiche con squadre di ricognizione radioattiva, chimica e biologica non era più economicamente sostenibile, poiché i costi erano di gran lunga maggiori rispetto ai benefici ottenuti. Inoltre, il modello IAB-500 venne ritirato dal servizio nel 1984 per non essere mai più prodotto.

I precedenti simulatori di esplosione nucleare

L’addestramento non sarebbe l’unico fine di questi simulatori. Poiché l’obiettivo ultimo di questi marchingegni è quello di esercitare una certa dose di deterrenza, gli analisti militari sostengono che potrebbero aiutare Mosca a sparigliare le carte agli occhi del nemico, fornendo l’impressione di voler trascinare determinate situazioni di conflitto sull’orlo del precipizio. Sebbene i precedenti simulatori risalgano all’era sovietica, l’ultima volta che le fonti aperte hanno potuto registrare immagini di simulatori russi di questo tipo risale al 2020, quando filmati provenienti da Mosca hanno mostrato uno IAB-500 montato su un SU-30SM.

Questo sistema avrebbe dovuto simulare una bomba nucleare trasportata dall’aviazione tattica. Si trattava fondamentalmente di un enorme serbatoio riempito con una miscela di carburante aereo, collegato a piccoli serbatoi riempiti con fosforo rosso. Una volta fatto esplodere, avrebbe dovuto produrre una sfera di fuoco con un diametro di 90-120 metri di diametro, in grado di innalzarsi come un fungo atomico fino a 1 km, per essere visibile fino a 30 km di distanza. Quanto basta a produrre, per pochi interminabili minuti, la convinzione che un vero ordigno atomico sia stato sganciato.

L’IU-59, invece, era una gigantesca bomba TNT alta poco più di un metro, e dal peso di 117 kg, che doveva essere lanciata da un mortaio speciale alto circa un metro e mezzo, dotato di spoletta elettrica. La preparazione per la detonazione richiedeva fino a 25 minuti, mentre il processo richiedeva una squadra di almeno quattro persone. La distanza di sicurezza per avviare l’esplosione, invece, era almeno di 200 metri. Basandosi su questi precedenti, Mosca avrebbe dimostrato nel tempo come non siano necessarie tecnologie sofisticate o materiali importati pregiati per poter realizzare questi simulatori. Un fattore rilevante, che deve essere tenuto presente anche a proposito di questa nuova generazione di “finte bombe”, delle quali non si conoscono ancora tutte le specifiche tecniche.

La minaccia nucleare di Putin

La notizia dei nuovi simulatori, tuttavia, non è stata fornita in pompa magna. Anzi, a guardare lo scarno comunicato sulla Tass che la accompagnava, sembrerebbe una notizia come tante nel contesto generale dell’aumentata assertività russa. Certamente, le probabilità di un conflitto nucleare scatenato da Mosca sono di gran lunga aumentate dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Le dichiarazioni di Vladimir Putin nel luglio scorso sono state solo uno dei tanti avvertimenti ai Paesi Nato, Stati Uniti in primis.

Timori che sono andati moltiplicandosi soprattutto dopo che, lo scorso anno, il Cremlino aveva annunciato che avrebbe trasferito parte del suo arsenale nucleare in Bielorussia. Lo zar aveva dichiarato, dopo l’annuncio shock, che lo spiegamento di armi nucleari sotto il controllo di Minsk rappresentava un elemento di deterrenza in modo da tenere sulle spine “tutti coloro i quali pensano di poter infliggere alla Russia una socnfitta strategica“. Putin, lo scorso anno, aveva affermato che la dottrina russa ammetterebbe due possibili soglie per l’uso degli attacchi nucleari: la ritorsione contro un primo attacco, oppure una minaccia alla Russia stessa anche attraverso armi convenzionali.

Minacce di questo tipo erano poi state rinforzate dalle dichiarazioni di Dmitry Medvedev, che aveva ribadito come la risposta nucleare sarebbe stata fra le opzioni di Mosca qualora l’Ucraina lanciasse un attacco sul suolo russo con l’aiuto di missili a lungo raggio forniti dai Paesi occidentali. Smepre Medvedev, nel dicembre 2022, aveva sottolineato che tutti i Paesi che avrebbero sostenuto militarmente Kiev avrebbero potuto divenire “obiettivi militari legittimi”. Nonostante questo, Mosca sembra ancora attenersi alla “teoria dell’uso” esposta nei documenti in possesso del Ft, rispetto ai quali non si è ancora visto un ripensamento fondamentale. La bassa soglia stabilita nei file, infatti, sarebbe conforme alla dottrina che in Occidente viene indicata come “escalation to de-escalation“: usando la cosiddetta “induzione alla paura”, la Russia metterebbe fine a un conflitto alle sue condizioni, scioccando l’avversario con l’uso tempestivo di una piccola arma nucleare.

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