Prima gli “stracci” e poi la tregua. Meloni e Salvini ora più distanti

Prima gli "stracci" e poi la tregua. Meloni e Salvini ora più distanti

«Silenziare le polemiche» e «restituire l’immagine di una coalizione compatta». L’ordine di scuderia parte da Palazzo Chigi a ora di pranzo, quando il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, chiede ai suoi di evitare di alimentare contrasti con gli alleati. Lo spoglio in Sardegna è iniziato solo da poche ore, ma i segnali che arrivano dall’isola a via della Scrofa non sono affatto confortanti per il candidato governatore Paolo Truzzu, fortemente voluto da Giorgia Meloni nonostante la netta contrarietà di Matteo Salvini. E dentro Fdi il nervosismo è palpabile, tanto che già si punta il dito contro la Lega, visto che diversi rappresentati di lista segnalano casi di voto disgiunto (con indicazione sul simbolo del Carroccio e sulla candidata governatrice del centrosinistra Alessandra Todde). Non è un caso, dunque, che già alle dieci di mattina Salvatore Deidda – esponente di peso di Fdi in Sardegna – metta le mani avanti spiegando che il centrodestra «paga il fatto che in questi cinque anni non ha governato brillantemente». Un affondo riferito all’uscente Christian Solinas, che Salvini ha cercato di ricandidare. Insomma, acque agitate tra Fdi e Lega. Mentre da Forza Italia è un big di peso come Maurizio Gasparri a mettere in dubbio la scelta di Truzzu («la sostituzione non ha ribaltato il clima, bisogna riflettere»). Insomma, nella maggioranza sembra già essersi aperta la partita delle recriminazioni. Di qui l’indicazione di Palazzo Chigi di silenziare ogni polemica in attesa del risultato finale.

È esattamente la stessa linea che seguono Meloni, Salvini e Antonio Tajani, che decidono di darsi appuntamento per pranzo. Un faccia a faccia che – ci tengono a far sapere i rispettivi staff – si svolge «in un clima positivo e disteso». Ma durante il quale, inevitabilmente, si discute del voto in Sardegna, che per settimane ha diviso Meloni e Salvini. Impensabile, insomma, che il leader della Lega non abbia rinnovato i suoi dubbi sulla «fragilità» del candidato di Fdi, come pure è difficile che Meloni non abbia fatto riferimento alla questione del voto disgiunto. I conti che fanno a via della Scrofa, infatti, lasciano pochi dubbi: la certezza è che la Lega abbia fatto il disgiunto, peraltro non «deviando» la preferenza su Renato Soru ma direttamente su Todde.

Il clima, è evidente, non è dei migliori. Anche se Meloni insiste con i suoi che bisogna rimandare all’esterno l’immagine di una coalizione unita. La premier non parla, così pure Salvini, mentre Tajani – intercettato mentre lascia Palazzo Chigi – spiega che «nella maggioranza non cambia nulla».

Ma la tensione è palpabile. Meloni è consapevole del fatto che la sconfitta sarda verrà attribuita alle sue scelte ed è il primo passo falso dopo una lunga serie di successi. Con l’aggravante di dare all’opposizione un segnale che non va sottovalutato: il campo largo Pd-M5s può vincere e questo non può che avvicinare Elly Schlein e Giuseppe Conte. Salvini può invece dire di avere avuto ragione ad opporsi a Truzzo. Alla fine il leader della Lega decide di rinunciare a un’intervista in programma in serata con Quarta Repubblica per evitare di alimentare polemiche, ma in Consiglio dei ministri pare non abbia affatto gradito alcuni «no» di Raffaele Fitto sui fondi Pnrr per le infrastrutture, tanto che il vicepremier avrebbe abbandonato in anticipo la riunione (anche se Fitto di «no» ieri ne avrebbe detti diversi, pure ai ministri Urso, Pichetto Fratin e Santanché).

La polvere, insomma, resta sotto il tappeto. Ma inizierà a uscire già oggi, quando i big di Fdi, Lega e Fi si ritroveranno tutti insieme per il tavolo sugli enti locali che discuterà delle prossime candidature alle amministrative. A partire dalle regionali di Abruzzo e Basilicata, ma anche del voto in comuni capoluogo come Cagliari e Lecce. Con sul tavolo l’ipotesi di valutare una richiesta di riconteggio dei voti in Sardegna se il margine tra Todde e Truzzo dovesse scendere sotto i mille voti. Già ieri notte Gianni Lampis, deputato sardo di Fdi, si diceva «preoccupato» del fatto che in alcuni Comuni – Luras e Narcao – si andrà al riconteggio dei voti in Corte d’appello.

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