Lo scambio di detenuti e Navalny quasi libero. “Poi Putin cambiò idea”

Lo scambio di detenuti e Navalny quasi libero. "Poi Putin cambiò idea"

La salvezza e la morte. Questione di giorni, forse di ore per Alexey Navalny, ucciso da un coagulo di sangue il 16 febbraio scorso nel carcere di massima sicurezza di Kharp, in Siberia. Il dissidente stava infatti per essere scambiato, dopo un lungo lavorio diplomatico durato due anni, assieme a due cittadini americani, con Vadim Krasikov, un russo che sta scontando una pena per omicidio a Berlino. Secondo Maria Pevchich, dell’entourage di Navalny, i negoziati erano in dirittura di arrivo proprio la sera del 15 febbraio, poche ore prima della morte del quarantasettenne blogger.

Secondo le informazioni in possesso di Pevchikh, per concludere lo scambio mancava solo il via libera del presidente russo Vladimir Putin, a cui era stata presentata all’inizio di febbraio l’offerta partorita dalla lunga trattativa che era iniziata poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, circostanza che aveva fatto temere – come poi avvenuto – un peggioramento delle condizioni di carcerazione per Navalny, e che era stata agevolata dalla mediazione del magnate Roman Abramovich, in grado di dialogare sia con Putin sia con gli Stati Uniti. «Invece il giorno dopo Putin ha ucciso Navalny», conclude Pevchikh, che definisce il presidente russo un «pazzo mafioso» capace di andare anche contro i suoi interessi pur di non vedere libero il suo oppositore più odiato. A rimetterci è stato anche Krasikov, un ufficiale russo che sta scontando l’ergastolo per l’uccisione nel 2019 dell’ex comandante separatista Zelimkhan Khangoshvili in un parco di Berlino, delitto che secondo le autorità tedesche è stato ordinato dai servizi segreti russi. La portavoce del governo tedesco non ha confermato la trattativa.

La ricostruzione chiama in ballo direttamente Putin e aumenta i sospetti (eufemismo) che sia stato lui a ordinare l’assassinio di Navalny, a meno che non si voglia dar credito a incredibili coincidenze. «Ora sappiamo esattamente perché Putin ha ucciso Aleksei», il commento di Yulia Navalnaya, vedova del dissidente e sua erede politica in un post su X.

Questa dovrebbe essere la settimana in cui Navalny sarà celebrato in un evento pubblico che diventerà una sorta di funerale laico. «Stiamo cercando un locale per l’addio, in pubblico, ad Alexey per la fine di questa settimana lavorativa», ha scritto su X la portavoce dell’oppositore Kyra Yarmish, che fa un appello a chi avesse «locali idonei disponibili» perché contatti lo staff. Una ricerca presumibilmente non facile, per ragioni facilmente intuibili. Il corpo di Navalny è stato restituito alla madre sabato scorso. Ieri il portavoce Dmitry Peskov ha negato che il Cremlino abbia operato pressioni sulla donna. «Il Cremlino non ha nulla a che fare» con la questione del rilascio della salma e del funerale di Navalny, «di conseguenza non può esercitare pressioni». In Ungheria ieri in una seduta del Parlamento un parlamentare dell’opposizione ha chiesto un minuto di silenzio per commemorare Navalny e il primo ministro Viktor Orbàn è rimasto ostentatamente seduto, assieme ad altri esponenti del suo partito Fidesz.

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