Il precedente poco felice della riforma del Patto di Stabilità ha fatto drizzare le antenne alle associazioni italiane dei settori produttivi: il regolamento Imballaggi rischia di essere un peso insostenibile per il settore Horeca (hotel, ristoranti, caffetterie val) e per le aziende del packaging. Senza contare che agroalimentare e farmaceutico, che fanno uso di imballaggi di plastica e cartone, valgono il 30% del Pil italiano. Il Parlamento Ue nello scorso novembre ha votato con 426 sì norme meno stringenti rispetto alla proposta eco-talebana della Commissione: sì agli imballaggi monouso per l’alimentare anche se il peso è inferiore a 1,5 chili e sì a una valutazione caso per caso dei target di riuso in presenza di alti tassi di raccolta differenziata.
Lunedì e martedì prossimi il trilogo Parlamento-Commissione-Consiglio dovrà pronunciare l’ultima parola, ma proprio l’esperienza negativa del Patto con le buone intenzioni dell’Eurocamera spazzate via dal rigorismo dei falchi costituisce un precedente. E così ieri Confcommercio ha lanciato un ennesimo monito ai politici del nostro Paese. Il regolamento «desta molte preoccupazioni e, in assenza di modifiche significative, rischia di travolgere interi settori della nostra economia», recita un comunicato della confederazione presieduta da Carlo Sangalli. Non a caso i riferimenti sono alla proposta formulata a dicembre dal Consiglio Ue dei ministri dell’Ambiente (unico voto contrario quello di Pichetto Fratin) e molto restrittiva.
Secondo Confcommercio, rischiano di essere «poco utile e sostanzialmente dannose» l’obbligo per i locali con una superficie superiore a 100 metri quadri di ritirare gratuitamente tutti gli imballaggi riutilizzabili e gestire la restituzione nei depositi. Non meno preoccupante il diritto, riconosciuto ai consumatori, di portare all’interno dei punti vendita contenitori propri per l’asporto con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza. Infine, l’obbligo del sistema delle cauzioni per il riciclo che potrà essere evitato solo con un tasso di raccolta differenziata superiore al 78% entro il 2026 (l’Italia ora è al 65% ma aumentare il dato in poco tempo è impossibile). Ultimo ma non meno importante il divieto di confezioni monouso: dalle bustine delle salse nei fast food a quelle di shampoo e bagnoschiuma negli alberghi. A questo proposito Confcommercio ha ricordato che la messa al bando sembrerebbe «essere sconfessata dallo studio di impatto della Commissione da cui emerge che proprio questa tipologia di imballaggi, in molti casi, ha un impatto inferiore sul cambiamento climatico rispetto agli imballaggi multiuso (meno dell’1% delle emissioni». Per questo, conclude l’associazione, «è auspicabile che il negoziato tenga adeguatamente conto delle ragioni delle imprese e della posizione del Parlamento». C’è tutto il tempo per evitare ulteriori harakiri dopo quello sull’auto elettrica.