Auto, il governo studia l’opzione Cina: pressing su Stellantis

Auto, il governo studia l’opzione Cina: pressing su Stellantis

Byd? Tesla? Omoda? Toyota? Più che di novità, tra l’altro poche, a un Salone di Ginevra ripartito, ma molto sottotono, a tenere banco è il «toto» secondo costruttore disposto a produrre in Italia. Ed ecco rispuntare il big cinese Byd, presente al Palexpo. L’ad europeo Michael Shu, intervistato da Bloomberg, ha infatti confermato «alcuni contatti, per discuterne, con il governo italiano». E anche se l’affermazione del manager si riferiva al momento in cui Byd stava cercando di capire dove costruire il primo impianto in Europa, scelta poi caduta sull’Ungheria, si è scatenato il finimondo. Del resto, non c’è giorno che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, torni sull’argomento.

«Ci sono contatti con diverse Case auto – ha ribadito ieri -; abbiamo lavorato sin dall’inizio della legislatura per migliorare l’attrattività del sistema Paese. L’Italia, poi, è l’unico Stato europeo che produce veicoli ad avere un unico costruttore. Contatti con Byd? Non posso fare nomi, ma dobbiamo accogliere nel migliore dei modi tutti coloro che vogliono realizzare un investimento qui. Abbiamo infatti cambiato, in tal senso, la normativa per chi torna a produrre in Italia. Stiamo favorendo anche il reshoring di imprese che avevano lasciato questo Paese: oggi si può avere un vantaggio fiscale pari al 50% nei primi sei anni. Incentiviamo il reshoring, ma attenzione: chi lascia la Penisola dopo aver ricevuto gli incentivi, dovrà restituire quelli ottenuti negli ultimi dieci anni. Regole chiare che valgono per tutti», l’avvertimento di Urso che, senza farne cenno, è diretto in particolare a Stellantis e alle crescenti tentazioni verso i Paesi a basso costo.

La notizia, comunque, riguarda l’uscita allo scoperto ufficiale di uno degli interlocutori del ministero, appunto Byd. Il gruppo cinese, che ha superato Tesla nella classifica dei produttori di auto elettriche, è concentrato ora sull’avvio dell’impianto ungherese. Sulla necessità di realizzare un secondo sito in Europa, Shu ha risposto che «dipende dalle nostre vendite, che al momento vanno molto bene, ma è comunque ancora troppo presto per dire se e quando sarà presa una decisione su un altro stabilimento». Per favorire l’investimento di Byd, a Szeged, il governo ungherese ha potenziato l’intero sistema delle infrastrutture del territorio. Il colosso cinese, che punta a contare per il 10% in Europa entro il 2030, nel 2023 ha venduto 3 milioni di vetture (+61,9%), oltre 1,5 milioni quelli elettrici (+75%) e ha visto l’export aumentare del 34%. Urso ha parlato di più contatti. Quali gli altri avviati? Si suppone Tesla, alle prese con il contrastato ampliamento del sito tedesco, ma anche Toyota, dopo la recente missione a Tokyo di Giorgia Meloni. Intanto, si affaccia un altro big cinese, Omoda (Chery). Sbarcherà in Europa con un Suv termico, per poi offrire la versione elettrica. Spagna e Italia saranno i primi due mercati. E riparte il «toto» secondo costruttore.

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