Le spie russe sono tornate. E sono più forti che mai. A dirlo è un think tank di Londra, il Royal United Service Institute (Rusi), in un report realizzato dagli esperti Jack Watling e Nick Reynolds insieme ad Oleksandr Danylyuk, ex consigliere del ministero della Difesa e del capo dei servizi segreti esteri di Kiev. Il documento appena pubblicato si avvale anche di informazioni carpite all’intelligence della Federazione e analizza la capacità dimostrata dagli 007 di Mosca di imparare dagli errori commessi per tornare a rappresentare una delle principali minacce alla sicurezza delle nazioni occidentali.
I fallimenti russi
Le conclusioni raggiunte dal centro studi britannico sono particolarmente impressionanti tanto più se si considera la lunga serie di passi falsi compiuti dall’agenzia di intelligence estera (Svr) e dagli uomini dei servizi di sicurezza russi (Fsb). Tra queste, l’operazione che ha portato all’avvelenamento di Alexei Navalny nel 2020, non andata secondo i piani del Cremlino, e la decisione di Vladimir Putin di muovere contro l’Ucraina, un’iniziativa incoraggiata dalle valutazioni sin troppo rosee espresse allo zar dalle sue spie convinte delle debolezze di Kiev e dell’ipotetica incapacità del governo Zelensky di resistere in caso di uno scontro militare con la potenza russa.
Proprio sul dossier ucraino gli 007 americani e dei Paesi alleati si sono dimostrati abili nello scoprire e rendere pubblici i piani di Mosca ben prima dello scoppio delle ostilità avvenuto il 24 febbraio del 2022. L’Svr ha pagato cara la debacle sull’Ucraina: 600 dei suoi operativi sono infatti stati espulsi dalle ambasciate del Vecchio Continente. Un altro clamoroso fallimento è arrivato poi l’estate scorsa quando le spie russe si sono dimostrate di fatto impotenti rispetto al rocambolesco tentativo di golpe messo in scena da Evgeny Prigozhin, l’allora leader della Wagner.
Il Cremlino colpisce ancora
Riferendosi a tali fallimenti e all’andamento della guerra in Ucraina che Putin prevedeva di concludere in pochi giorni, il direttore della Cia William Burns ha definito il conflitto nell’Europa dell’est e la disaffezione tra i ranghi russi un’opportunità per la sua agenzia. Eppure, gli analisti del Rusi rilevano che nonostante i rovesci registrati, Mosca sia riuscita ad avviare un processo di riforma degli apparati di intelligence e a gettare le basi per nuove temibili operazioni contro l’Occidente.
Già nel 2022, intenzionato a ricevere relazioni più realistiche da parte dell’intelligence, lo zar ha nominato Sergei Kiriyenko, vicecapo di gabinetto del Cremlino, a capo dei “comitati di influenza speciale”. Come conseguenza, scrivono gli analisti del think tank britannico, in tutta Europa sono andate aumentando le segnalazioni di campagne di disinformazione organizzate dai russi per fiaccare il supporto della coalizione all’Ucraina.
La nuova vita del Gru
Anche il Gru, l’agenzia di spionaggio militare russa, è rinata dalle sue ceneri – il fiasco del tentato avvelenamento di Sergei Skripal a Salisbury nel 2018 è ancora impresso nella memoria – riducendo l’”impronta” lasciata dai suoi agenti sul campo e aumentando la possibilità di successo delle sue future missioni. Inoltre, le spoglie della Wagner sono state divise tra Fsb, Svr e Gru permettendo un rilancio dell’influenza di Mosca in Africa.
La continua scoperta di talpe e attività cibernetiche ostili nei Paesi occidentali conferma come le spie del Cremlino abbiano già ottenuto un livello di infiltrazione senza precedenti. Andrei Soldatov, giornalista investigativo, ha dichiarato all’Economist che i russi “non sono messi così male come pensiamo” e che gli 007 della Federazione si sono fatti più inventivi. Un esempio è la fuga dall’Italia avvenuta l’anno scorso dell’uomo d’affari Artem Uss.
Il settimanale britannico riporta che la priorità per la leadership russa è quella di preparare un conflitto con la Nato “non solo rubando segreti ma allargando le divisioni interne all’organizzazione, compromettendo il supporto all’Ucraina in America e in Europa ed erodendo l’influenza dell’Occidente nel Sud globale”. E a giudicare dalla ridda di allarmi provenienti da più parti la sensazione è che, nonostante gli sforzi profusi, le intelligence degli alleati sulle due sponde dell’Atlantico possano non essere in grado di intercettare per tempo la prossima terribile mossa dello zar.