Un fatto a dir poco inquietante quello avvenuto nella giornata di ieri, sabato 24 febbraio, nella chiesa di Pannaconi, frazione di Cessaniti (Vibo Valentia): nel calice usato per il vino durante l’Eucarestia era stata infatti versata della candeggina, che ha causato un malore nel parroco celebrante, don Felice Palamara. Secondo le autorità locali si è trattato di un atto intimidatorio, e le indagini sono già in corso.
Cosa è successo
Secondo quanto riferito sino ad ora, l’episodio si è verificato nel corso della messa celebrata ieri pomeriggio. Al momento dell’Eucarestia, don Felice, parroco della chiesa di San Nicola di Pannaconi, si è accorto all’interno delle ampolle dell’acqua e del vino era stata versata della candeggina. Per fortuna il religioso non ha bevuto il contenuto, allarmato dal forte odore del composto chimico. Sono bastati però gli effluvi a far star male don Felice, che soffre di asma ed è cardiopatico.
Il prete è riuscito appena in tempo a mettere giù la coppa che ha accusato un malore, ed è stato soccorso. Il tutto è avvenuto sotto gli occhi dei fedeli, sotto choc. Subito dopo l’accaduto sono state contattate le forze dell’ordine, dato che tutti hanno pensato a un atto intimidatorio, se non peggio. Non è la prima volta, infatti, che qualcuno tenta di fare del male a don Felice. Sul posto sono quindi arrivati i carabinieri che hanno dato immediato avvio alle indagini.
Minacce ricorrenti
Attacchi di questo genere non sono nuovi. Don Felice era già stato minacciato in passato. Basti pensare che nell’ultimo mese la sua auto è stata danneggiata ben due volte. Il religioso ha anche ricevuto delle lettere minatorie. Cassaniti, del resto, è un paese complesso. In agosto 2023 il sindaco si è dimesso e il Comune è stato commissariato. Si parlò di possibili condizionamenti mafiosi sull’amministrazione comunale.
I sacerdoti del posto hanno più volte ricevuto intimidazioni. Oltre a don Felice, anche don Francesco Pontoriero, altro parroco di Cessaniti, ha ricevuto una lettera in cui veniva minacciato apertamente di morte. Nella missiva si trovava custodita una lama molto tagliente. In un’altra occasione sull’auto del prelato è stato rinvenuto un gatto morto.
Lettere anonime e minatorie sono state inviate anche a Romina Candela, operatrice culturale e presidente dell’associazione Crisalide.
Le parole di don Felice
“Sono certo che questa intimidazione non sia opera dei miei parrocchiani, sono qui da dieci anni e con la gente del posto ho sempre avuto un rapporto di affetto reciproco”, ha dichiarato don Felice Palamara al Corriere della Sera. “Non permetteremo a nessuno di fare del male al nostro parroco, nessuno potrà fermare un paese che vuole e merita riscatto e che vuole crescere“, ha aggiunto.
Nella sua pagina Facebook, il prelato ha poi risposto alle minacce con un lungo post:“La mia vendetta si chiama amore, il mio scudo perdono, la mia armatura misericordia. Il mio agire sarà l’accoglienza, la mia parola la preghiera, il mio gesto un cuore aperto, la mia battaglia il loro cambiamento. Non mi soffermo agli ostacoli, né mi lascerò impaurire dal buio, perché al di là di tutto chiunque sia, qualsiasi cosa è stata fatta per me è, e rimane quel fratello solamente d’amare, anche se la giustizia dovrà fare il suo corso”.
Sul caso è intervenuto anche Attilio Nostro, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea. “Mi appello nuovamente alle comunità cristiane perché non si lascino scoraggiare da questo linguaggio di violenza. Non dobbiamo cedere a questa logica, facendoci tentare dallo sconforto e dalla rabbia”, ha dichiarato, come riportato da FanPage.