“Nessuna scusa in pigiama. Intervista poco chiara e molto fake”

"Nessuna scusa in pigiama. Intervista poco chiara e molto fake"

Nessuno si sarebbe mai aspettato una tale mossa da Chiara Ferragni. Lei, l’influencer che ha sempre schivato i giornalisti, con una lunga intervista al Corriere ha deciso di raccontare il suo punto di vista sulla vicenda che la riguarda. Anzi, su tutte le vicende in cui è stata coinvolta negli ultimi mesi. E, ovviamente, le sue parole hanno fatto il giro del web. In molti hanno speso un’opinione sulla questione. Selvaggia Lucarelli non poteva mancare. La giornalista è stata una delle prime ad aprire il vaso di Pandora e a far scattare gli approfondimenti sulla Ferragni, e in un articolo che è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano, risponde – metaforicamente – a tutte le affermazioni di Chiara, decostruendo pezzo dopo pezzo domande e risposte dell’intervista pubblicata nella giornata di venerdì 23 febbraio. “È tutto poco chiaro e molto fake”, esordisce la giornalista. Nel suo articolo si legge una leggera ma piccata ironia sui fatti, come sono pungenti le affermazioni ma Selvaggia ha la capacità di evidenziare quanto siano poco sufficienti le risposte della Ferragni, facendo capire come l’influencer abbia sorvolato – volutamente – sulla sua condizione familiare e anche su tutte le ipotesi di truffa. Secondo la Lucarelli afferma che la tra le righe si legge solo un’autocelebrazione di se stessa.

Si sono sbagliati tutti: l’Antitrust, le aziende che collaboravano con lei, il Fatto, i follower, i giornalisti, la politica e pure il marito: Chiara Ferragni è sempre stata corretta e in buona fede e noi siamo tutti vittime o creatori di fake news. Alla fine confezioneremo tutti noi un video di scuse collettive in pigiama – scrive la Lucarelli, facendo riferimento al post che l’influencer ha pubblicato giorni dopo lo scoppio del Pandoro-gate. Poi l’affondo sulla beneficenza -. ADice che se fai beneficenza e ne parli crei un effetto emulativo. Bizzarro, perché nel provvedimento dell’Antitrust emerge come la sua società, la Fenice, avesse fatto inserire nel contratto per il Pandoro l’obbligo da parte di Balocco di non comunicare in alcun modo all’esterno la notizia relativa alla donazione – continua-. Insomma voleva l’effetto virale, ma temeva che si sapesse a quanto ammontava la cifra donate e, soprattutto, che a donarla era la Balocco e non lei”.

Ma non è tutto. Nel lungo flusso di coscienza c’è spazio anche per una punzecchiatura all’ego smisurato di Chiara Ferragni. “Due giornalisti le fanno notare la sproporzione tra il suo cachet (un milione di euro) e la donazione di Balocco. E lei replica che quei soldi sono andati alla sua società, mica a lei. Insomma è nullatenente come il marito – scrive -. Secondo Ferragni, se lei non si fosse beccata una multa per pubblicità ingannevole, non avremmo un ddl Beneficenza”. Verso la fine, poi, Selvaggia Lucarelli si chiede il motivo per il quale non sono state poste domande sulle uova di Pasqua e la bambola Trudi. “Come mai nessuna domanda sulle uova Dolci Preziosi vendute per due anni con lo stesso schema? Come mai non le è stato chiesto, vista la buona fede, perché sono stati cancellati i post sulle uova benefiche dalla sua pagina proprio mentre sul Fatto usciva la parte dell’inchiesta relativa alle uova? “. E per ora non c’è una risposta.

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