“Insegnavano agli italiani ad infoibare gli slavi”. La “gaffe” del centrosinistra

"Insegnavano agli italiani ad infoibare gli slavi". La "gaffe" del centrosinistra

Avrebbe ricondiviso su Facebook un post negazionista circolante da tempo sui social, che esprimeva dubbi sul Giorno del Ricordo e che accusava gli occupanti italiani in Istria e Dalmazia di esser stati i primi ad aver gettato nelle foibe i dissidenti della popolazione locale. Ma il canto popolare allegato a sostegno di questa tesi, con il quale secondo l’autore del post i fascisti inneggiavano all’infoibazione dei cittadini slavi, sarebbe fuori contesto cronologico in quanto risalirebbe al 1902. Questa, stando perlomeno a quanto riporta la testata online ViterboToday, la “gaffe” della quale si sarebbe reso protagonista in primis il sindaco di centrosinistra di Caprarola, Angelo Borgna, vittima di una vera e propria “fake news”. Tutto è iniziato quando il primo cittadino ha condiviso sul proprio profilo Facebook un post dai tratti negazionistici e contrari al Giorno del Ricordo, che evidentemente aveva notato navigando sui social.

“Il primo storico foibologo fu un infoibatore e torturatore dei più feroci, Luigi Papo – si legge nel post condiviso – chi parla e addirittura spende i nostri soldi con sceneggiati bugiardi, studi i documenti storici”. A corredo del post in questione, il testo di un brano intitolato “In fondo alla foiba” accompagnato dalla didascalia “quando i fascisti insegnavano ai bambini italiani che gli slavi andavano infoibati”. Si tratterebbe tuttavia di un errore, in quanto sempre secondo quanto riportato dal quotidiano online viterbese, quel brano non ha alcuna attinenza con repubblichini e squadristi: non sarebbe infatti uno dei canti del regime composto nel ventennio, come si lascia intendere nel post. Sarebbe invece un vecchio canto popolare istriano scritto da Guido Giorgeri ben più di un secolo fa, nel lontano 1902 (vent’anni anni prima della marcia su Roma e dodici prima dello scoppio della Grande Guerra). E sarebbe stato presentato successivamente (nel 1983) dal professore e saggista Francesco Semi nel libro “El Parlar Neto E S’ceto De Capodistria”.

Si tratterebbe quindi di una canzone popolare con alcuni decenni di anticipo sia rispetto alla tragedia delle foibe che all’avvento del fascismo. Uno “svarione” del quale, secondo la stampa locale, si sarebbe resto protagonista successivamente anche Ugo Nardini, ex-presidente della Provincia di Viterbo e sindaco di Acquapendente dal 1988 al 1993 (prima in quota Partito Comunista e successivamente con il Pds): anche lui avrebbe ricondiviso “quel” post. Per una vicenda che continua a quanto pare ad animare il dibattito politico locale, visto che Fratelli d’Italia non ha risparmiato dure critiche per quanto accaduto.

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