Lavoro ed economia liberale al congresso nazionale di Forza Italia: i punti chiave del programma

Lavoro ed economia liberale al congresso nazionale di Forza Italia: i punti chiave del programma

Il congresso nazionale di Forza Italia si è chiuso con l’elezione dei nuovi vertici del partito ma è stata anche l’occasione per affrontare le tematiche sulle quali lavorare nei prossimo futuro, con una visione che non perda mai d’occhio i fondamenti liberali sui quali Silvio Berlusconi ha fondato il partito nel 1994. Ed è proprio a quei principi che si ispirano le linee guida dell’economia e del lavoro. L’Italia è, al momento, uno dei Paesi in cui la crescita economica ha un segno positivo, certificato da Istat, FMI e Commissione, nell’ordine dello tra 0,7-0,8% per il 2023 e un po’ di più per il 2024. Tutto questo mentre l’Europa rallenta, la Germania è in recessione, così come l’Olanda, e la Francia ha una crescita piatta.

Tuttavia l’Italia necessita di una spinta economica maggiore per puntare ad aumentare i salari e alzare i redditi, aumentare l’occupazione che, al momento, è ancora sotto la media Ue. E poi, finanziare la transizione energetica e digitale, ma anche le infrastrutture, la sanità, le pensioni e la spesa sociale, la ricerca e l’innovazione, la formazione. E, non meno importante, gestire il debito pubblico. Il tutto, inderogabilmente, senza lasciare nessuno indietro. Forza Italia lavora a questi obiettivi fin dalla sua fondazione, “siamo convinti che il nostro Paese abbia tutte le capacità per far ripartire il motore della crescita e del benessere“, dicono nel documento all’ordine del giorno del congresso, durante il quale è stato presentato un piano in 7 punti per ridare agli italiani le giuste prospettive di un benessere economico.

In primis, affinché tutto funzioni, serve uno “Stato efficiente” con “meno burocrazia, fisco meno opprimente, giustizia equa e più veloce“. Questi sono i presupposti necessari, le basi sulle quali posare tutti i provvedimenti. Attualmente, la spesa pubblica italiana copre il 52% del Pil ed è importante capire in che modo viene gestita la res pubblica. “L’Italia è al 1° posto Ue per pressione burocratica sulle imprese. Per essere in linea con la media europea dovremmo ridurre questo fardello di almeno il 20%“, si legge nel documento e per arrivare a questo “vanno realizzate le riforme per rendere efficiente il Paese, a cominciare dall’elezione diretta del premier, che assicura quella stabilità di indirizzo, fondamentale in economia“. È fondamentale sfoltire il comparto delle tasse e degli oneri per i cittadini, che devono far fronte a oltre 100 tributi e che la gestione degli stessi risulta spesso lunga e tortuosa.

Ed è qui che entra in gioco il secondo punto, “una Pubblica amministrazione moderna per far crescere il Paese“, che deve accompagnare lo snellimento della burocrazia. La Pubblica amministrazione, infatti, è il motore del Paese che si ramifica nelle sue parti periferiche per far si che ogni ingranaggio funzioni al meglio: solo così il Paese può andare avanti. Sono 3,2 milioni, si legge nel documento, i dipendenti pubblici in Italia, ai quali dev’essere garantita la formazione continua e, soprattutto, dev’essere assicurato un supporto costante nella digitalizzzione. “Una Pa più efficiente ed efficace, e dunque più vicina a cittadini e imprese, è infatti volano per lo sviluppo e la crescita del Paese“, sottolinea FI nel documento del congresso.

E proprio per alleggerire le competenze dello Stato, e avere anche una riduzione della spesa pubblica, si deve guardare alla gestione economica: “Più mercato, investimenti e infrastrutture, liberalizzazioni e privatizzazioni“. Questo non significa svendere ma ridurre le partecipazioni e cedere al giusto prezzo le quote per usare i proventi in nuovi investimenti. Tradizionalmente, l’Italia ha fondato la sua economia sulle piccole e medie imprese che meriterebbero di essere aiutate a crescere e a sostentarsi. È questo il vero propulsore del Made in Italy, che il mondo ci invidia. “Un tessuto industriale forte non può prescindere da una industria di base altrettanto robusta“, spiegano da FI, ed è per questo che ogni comparto dev’essere sostenuto e incentivato per rendere l’Italia più forte. Sono molti i comparti che al momento destano preoccupazione, a partire dall’industria dell’automobile per passare a quella siderurgica. Per spingere l’industria servono le infrastrutture, che bisognerebbe potenziale con interventi sulle reti del trasporto, in particolare ferroviario e marittimo. Da tutto questo, e non solo, dipenderà la capacità del Paese di aumentare i salari, senza passare dal salario minimo.

Al quarto punto del programma c’è la spiegazione per cui in Italia è necessario avere “più competitività, ricerca, capitali, Borsa, formazione e lavoro“. L’Italia è al momento molto indietro tra i Paesi dell’Unione europea per quanto riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo. Per recuperare, quindi, da Forza Italia arriva la proposta di fare un uso esteso del credito di imposta per una nuova industria 5.0, che dovrà prevedere necessariamente poli tecnologici strategici per la transizione ecologica, il quantum computing e l’intelligenza artificiale. All’obiettivo concorrono numerosi attori, che devono tutti essere portati attorno a un tavolo per pianificare e tracciare la rotta. Ma un buon piano di ricerca e innovazione passa per la formazione di base e, quindi, per l’impianto inerente l’istruzione: il mondo cambia e deve cambiare anche il sistema scolastico. Serve un miglior orientamento degli studenti nelle discipline STEM, abbattendo tutti gli stereotipi di genere. Servono più studenti negli istituti tecnici, che sono da sempre la fucina del buon fare italiano.

Ma tutto questo non potrà funzionare senza un buon approccio a quello che nel documento di Forza Italia rappresenta il quindo punto, ossia “Sud, Turismo, Giovani e protezione dei Consumatori“. È fondamentale che ogni territorio sia coinvolto in egual misura al processo di sviluppo e, in particolare, che lo sia il sud, l’area economicamente più svantaggiata e rappresenta anche l’area in difficoltà economica più grande dell’Ue. Per rilanciare il sud serve il lavoro, serve abbattere il tasso di disoccupazione che ora viaggia al di sopra del 50% e, soprattutto, serve coinvolgere la platea femminile, ancora emarginata. Può essere uno dei motori dell’economia ma servono investimenti e infrastrutture. Così come è necessario lavorare di più sul turismo, che per il nostro Paese può essere una vera miniera d’oro. Al fine di attuare dei miglioramenti, Forza Italia propone di “riformare l’imposta di soggiorno, tutelare le guide turistiche specializzate“. Ma anche trovare soluzioni contro la concorrenza delle multinazionali delle prenotazioni online per le agenzie di viaggi, “raggiungere un equilibrio tra il comparto ricettivo tradizionale (alberghiero ed extralberghiero) e gli affitti brevi, promuovere l’attrazione dei borghi e dei piccoli comuni“.

Ma tutto questo non può funzionare senza il superamento del “Green Deal europeo”. Come spiega Forza Italia, infatti, serve una nuova politica europea industriale capace di superarlo, “per evitare la nostra desertificazione agricola e industriale“. Servono risorse europee, prosegue Forza Italia, “per affrontare le sfide del cambiamento climatico, del digitale, dell’energia, degli squilibri sociali e territoriali, della difesa comune“. E quindi, all’ultimo punto, Forza Italia inserisce il nodo delle “pensioni, assistenza e servizi sociali, famiglia e demografia“.

Non certo l’ultimo punto per importanza, visto che l’innalzamento delle pensioni minime a mille euro è sempre stato un obiettivo di Forza Italia e del suo fondatore. Un obiettivo che il partito si pone di ottenere entro la fine della legislatura, compatibilmente con le finanze pubbliche. Da sempre, Forza Italia considera la famiglia come una risorsa per la società, e in quanto tale dev’essere supportata e promossa. Solo così si può trovare un efficace rimedio alla denatalità, aiutando le famiglie con una vera tutela sociale della maternità e permettendo alle donne di essere libere di essere madri mantenendo la propria indipendenza economica. Tutto questo dev’essere supportato da strutture e servizi per la prima infanzia.

Leave a comment

Your email address will not be published.