Il pacifinto Ghali, la giudice dei migranti e la sinistra dei no: ecco il podio dei peggiori

Il pacifista Ghali, la giudice dei migranti e la sinistra dei no: ecco il podio dei peggiori

C’è una folta schiera di violenti che semina odio nel Paese. Probabilmente non sapremo mai i loro nomi. Né vedremo i loro volti. Sono vigliacchi che agiscono nell’ombra. E nell’ombra minacciano di morte. L’ultimo episodio giovedì sera, a Roma. Un fantoccio di cartone con le sembianze del premier Giorgia Meloni è stato dato alle fiamme da alcuni manifestanti riuniti per ricordare un militante di Autonomia Operaia ammazzato quarantaquattro anni fa nella Capitale. Stessa scena, domenica scorsa, a Poggio Mirteto (Rieti) dove, durante il cosiddetto “Carnevalone liberato”, è stato bruciato un altro fantoccio, sempre della Meloni. E poi ci sono le scritte: “Meloni mangia piombo” a Bologna; “Meloni appesa” a Salerno; “Meloni assassina di bambini” a Milano. Non avendo un volto, non possiamo dargli un posto sul podio dei peggiori, anche se se lo meriterebbero eccome. Resta la speranza che vengano acciuffati e la giustizia possa fare il proprio corso.

Ma veniamo ai nostri “eroi” della settimana. Al terzo posto troviamo il nuovo cantore della sinistra: Ghali. Ospite alla trasmissione Che tempo che fa, il rapper ha predicato la pace nel mondo. “Stop a tutte le guerre”, ha detto. E Fabio Fazio subito ad accodarsi a questa sagra di qualunquismo: “Da quando chiedere la pace è diventato così divisivo?”. Peccato che dal palco del Festival di Sanremo il cantante non ha chiesto la pace denunciando i crimini di Hamas ma ha puntato il dito contro Israele accusandolo di mettere in atto un “genocidio” nella striscia di Gaza. Il ché – lo capiscono tutti – è tutt’altra cosa. Ed è pure una falsità. Stessa cieca ideologia, da parte di Ghali, anche sul fronte dell’immigrazione. “Stop ai respingimenti – ha sentenziato in tv – e stop a quelli che dicono aiutiamoli a casa loro”. È il solito mantra degli ultrà dell’accoglienza: frontiere aperte a tutti quanti. Poi, però, non ci dicono come pensano di garantire a tutti questi disperati una vita dignitosa in Italia senza far andare a gambe all’aria i conti pubblici.

Al secondo posto del podio c’è il giudice del tribunale di Brindisi, Roberta Marra, che ha sospeso il fermo amministrativo della Ocean Viking. Ecco un altro magistrato che si sente sopra la legge come la Apostolico. Per la Marra le Ong hanno “l’irreversibile diritto di esercitare l’attività di soccorso in mare in cui realizzano le loro finalità sociali”. E dunque i fermi decisi dal governo sulla scorta del decreto Piantedosi sarebbero illegittimi. Intanto, cavalcando un’altra sentenza (quella della Cassazione secondo cui “consegnare i migranti alla Libia è reato”), Luca Casarini e compagni hanno già annunciato una class action contro il governo Meloni. Eccoli tutti schierati: toghe, ong e attivisti tentano così di ribaltare il voto degli italiani che ha premiato la Meloni, anche per la sua linea di deciso contrasto all’immigrazione clandestina.

Al primo posto del podio c’è la sinistra dei no, quella che pensando di fare un dispetto a Salvini azzoppa tutto il Paese. È il solito trio: Elly Schlein, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Presentando un esposto in procura contro il Ponte sullo Stretto hanno armato la procura di Roma che ha subito aperto un’inchiesta. Per ora è contro ignoti, ma staremo a vedere come andrà a finire. Intanto Repubblica è partita in quarta a cannoneggiare: “inchiesta sul metodo Salvini”. Certo che il leader dei Verdi è sempre in prima linea a denunciare il governo (ha già fatto ben quattro esposti!) ma, quando era esploso lo scandalo dei Soumahoro, non si era limitato a chiudere un occhio… li aveva chiusi entrambi pur di non vedere. Non si stupiscano, poi, se, come è successo per strada alla segretaria dem, qualcuno li ferma e li invita gentilmente ad andare a lavorare davvero.

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