Il grande problema delle nuove leve dello stilismo sta nel conservare la propria identità creativa facendo però una cosa che nella cultura contadina si chiamerebbe «attaccare l’asino dove vuole il padrone». Nella moda di oggi spadroneggiano gli analisti finanziari e i soloni del marketing che a volte complicano inutilmente le cose creando aspettative troppo alte oppure impedendo un sano confronto con la realtà. Prendiamo il caso di Sabato De Sarno che da sette mesi ha la direzione creativa di Gucci, il brand più profittevole del Gruppo Kering. Sul suo debutto lo scorso settembre c’erano aspettative enormi cui sono seguiti investimenti emotivi e finanziari faraonici. Da qui ai commenti velenosi e alle critiche feroci del popolo della moda, il passo è stato breve. Lui per fortuna ha tenuto la barra dritta e con la magnifica collezione in passerella ieri a Milano si è liberato del problema di piacere e ha convinto tutti. Per un cappotto Gucci tagliato e cucito divinamente oltre che decorato da un alto fondo di paillettes si potrebbe anche delirare. Lo stesso dicasi per i giacconi in maglia con l’identica luccicante decorazione, mentre per il sublime peacott da marinaio declinato in tutte le tinte tranne il blu varrebbe la pena chiedere un mutuo. C’erano ad esempio strepitose borse in coccodrillo o pitone, le pelli più belle del mondo per i nuovi stivali da equitazione. Debutto impeccabile di Walter Chiapponi da Blumarine con una collezione piena di spunti romantici ma non leziosi, deliziosamente giovani e sexy ma senza mai cadere nella volgarità. In mezzo a tutto sfilano anche dei capi maschili plausibili e inclusivi al tempo stesso. Il designer esce a raccogliere gli applausi nel finale con una felpa dedicata a Davide Renne, l’amico fraterno che avrebbe dovuto debuttare tre sere fa come direttore creativo di Moschino, ma è stato stroncato da una crisi cardiaca lo scorso novembre. Al suo posto è stato chiamato l’argentino Adrian Appiolaza che in sole 4 settimane ha costruito una collezione plausibile e rispettosa della storia del brand. I pezzi più interessanti dell’archivio rivisti nelle forme e nelle proporzioni sommati ad alcuni tocchi di garbata ironia per esempio nella borsa a forma di baguette di pane hanno fatto goal. Un’ottima prova anche da Matteo Tamburini che ha preso il posto di Walter Chiapponi da Tod’s. Tra i pezzi più belli la borsa nota un tempo come Lady D in versione soft e l’abito in pelle bordeaux allacciato da una sciarpa a frange. Da Tom Ford mancava solo il texano dagli occhi di velluto che ha venduto il marchio a Estee Lauder per 3.8 miliardi. Il suo ex assistente, Peter Hawkings, ha rifatto tutto quello che faceva lui 20 anni fa da Gucci. Peccato che il coccodrillo adesso sia PVC. E che il sex appeal sia finito su Onlyfans. Da Sportmax ci sono troppi temi (Nico, Andy Warhol, gli anni ’80, il buio della notte) e troppi vestiti da influencer. Non si usano neanche più ultimamente.