Va subito dritto al problema: «Dobbiamo guardare avanti, non difendere un passato che non può più essere». Bruno Murzi, sindaco di Forte dei Marmi, traccia una strada per sbloccare l’annosa questione dei balneari, stretti fra le sentenze dei giudici e le richieste dell’Europa.
Sindaco, basta proroghe?
«No, quella stagione è finita, è tempo di dare certezze alla categoria e non di illuderla. Mi sembra una strategia connessa al prendere tempo senza però affrontare il problema. E nemmeno mi convince chi oggi nella, maggioranza di governo parla di non scarsità delle spiagge e dunque sostiene che la Bolkenstein non debba essere applicata. Certo, se prendi tutte le coste italiane, puoi sostenere questa tesi, ma se scendi nel dettaglio no. A Forte abbiamo solo una bella spiaggia libera ma nessuno si sognerebbe mai di utilizzarla, al contrario cercheremo sempre più di valorizzarla per la sicurezza della balneazione e con servizi gratuiti».
E allora?
«Il primo cittadino, che guida una maggioranza in cui c’è dentro un po’ di tutto ma non componenti piddine, fa la sua proposta: L’Europa ci chiede di fissare i nuovi criteri per le gare, io credo che questo sia giusto, ma non si deve ridurre tutto al solo dato economico».
Chi offre di più vince la concessione, chi perde e magari esce di scena verrà risarcito per gli interventi svolti.
«Ecco, il mio compito e quello delle istituzioni deve essere mettere insieme tutti i fattori importanti e qualificanti. La gara non può ridursi ad un’asta: qui ci sono famiglie che hanno investito per generazioni negli stabilimenti, hanno migliorato le strutture, realizzato parcheggi e piscine, conquistato una clientela che si è affezionata. Hanno raggiunto un equilibrio dal punto di vista della sostenibilità che non può non trovare voce al momento della scelta».
In pratica, cosa suggerisce?
«Vanno individuati i parametri con cui misurarsi nelle gare. I soldi, certo, ma non solo. Il tema dell’indenizzo poi è fondamentale, non può limitarsi agli investimenti non ammortizzati ma deve poter tener conto dell’avviamento aziendale. I sindaci devono essere parte in causa. Se qualcuno, per fare un esempio non virtuoso ha subaffittato la sua struttura con un intento speculativo, io non lo difenderò. Qui a Forte, per essere chiari, c’è chi ha subaffittato a 120-150mila euro l’anno, incassando sei o sette volte quel che spendeva per il canone. Fatti suoi. Io tutelo la capacità di fare ospitalità, la limpidezza fiscale, la gestione personale dello stabilimento, in linea con le tradizioni, che ha reso unica in Italia la spiaggia di Forte dei Marmi, l’attività familiare, il rispetto ambientale in sintesi il modello che ci ha reso ciò che siamo. E credo che lo stesso debba accadere a Rimini, Lignano Sabbiadoro, Alassio, Taormina».
Teme l’arrivo dei grandi gruppi stranieri?
«Il profilo di Forte è un miracolo che va maneggiato con cura. Prenda gli hotel a 5 stelle, in espansione anche qua».
Non è un bene per la città che punta sempre più su un turismo di lusso?
«Sì, ma senza stravolgere la realtà. Questi hotel acquisiscono importanti bagni storici per offrire servizi al top ai propri clienti. Però ci sono tante famiglie che da cinquanta o sessant’anni hanno qui la loro seconda casa. Se perdono la tenda e il lettino, io dove le mando? Non posso trasformare Forte in un resort, ma nemmeno giocare ad abbassare prezzi e tariffe snaturando un modello che funziona da decenni».
Occorrerà rivedere anche i canoni?
«Anche questa è una questione che si trascina da molto tempo. Qui ci sono circa cento stabilimenti e quasi tutti pagano un canone di circa 20mila euro l’anno».
Una mancia o poco più. Quanto valgono le concessioni?
«Gli stabilimenti che passano di mano vengono venduti in media a 3-5 milioni. Sono cifre incompatibili con i canoni demaniali che lo Stato è chiamato ad aggiornare. Calcoli che solo tre bagni – Piero, Annetta e Roma – pagano un canone che è circa il doppio, sui quarantamila euro, perché sono classificati ad alta valenza turistica».
E gli altri non lo sono?
«Per me sono tutti ad alta valenza turistica anche se i 100 bagni di Forte dei Marmi poi offrono servizi variegati, dai bagni di lusso a quelli più frequentati a livello locale e familiare. Non mi spaventerebbe un aumento del canone connesso a una legge che definisse criteri di evidenza pubblica».
Quali?
«Criteri che tengano conto della tipicità, delle tradizioni e del rispetto dell’ambiente».