Caso Navalny, l’Europa richiama gli ambasciatori russi. Tajani: “Chiederemo responsabilità”

Caso Navalny, l'Europa richiama gli ambasciatori russi. Tajani: "Chiederemo responsabilità"

Mentre si addensano le trame e i gli inquietanti retroscena sulla tragica morte di Alexei Navalny, l’Europa decide di passare all’azione- attraverso uno dei metodi più tradizionali-convocando gli ambasciatori russi di stanza nelle diverse nazioni dell’Unione. Se la Casa Bianca ha chiesto “completa trasparenza” sulla sua morte, l’Unione Europea ha convocato l’Incaricato d’Affari della missione della Federazione Russa a Bruxelles dicendosi “indignata” per l’accaduto. Lo stesso stanno facendo alcuni Paese membri dell’Ue fra cui l’Italia, con la Farnesina che ha convocato per domani l’ambasciatore russo a Roma, Alexei Paramonov.

“Vogliamo sapere cosa sta accadendo sulla vicenda Navalny, capire cosa è successo, se ci sono responsabili e quando sarà restituito il corpo alla famiglia. Domani ascolteremo il diplomatico di Mosca per dare anche un segnale che non si puo soffocare la libertà e la democrazia” che noi “abbiamo il dovere di difendere”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Tg2 Post. Tajani sulla Russia ha proseguito: “Mi pare che nella maggioranza ci sia compattezza, si possono usare parole più o meno dure, è ovvio che dobbiamo aspettare l’inchiesta sulle cause della morte di Navalny, ma sulle responsabilità morali non ci sono dubbi. Può non essere stato fisicamente ucciso da un killer ma quando porti per anni una persona in un gulag e lo fai vivere in condizioni disumane, lo si porta alla morte. È come se fosse stato ucciso. Non vedo problemi nella maggioranza, tutti i partiti hanno partecipato alla manifestazione di ieri, anche la delegazione della Lega, che ha condannato senza se e senza ma, non facciamo un caso per toni o parole leggermente differenti”.

Oggi anche Belgio e Polonia richiamano gli ambasciatori russi

Una strada già esperita oggi dal Belgio, ove l’ambasciatore russo, Alexander Tokovinin, è stato convocato per informarlo che il Paese chiede “un’indagine indipendente al fine di stabilire in modo trasparente e oggettivo le cause della morte di Alexei Navalny“. Per il Belgio il sistema penitenziario è responsabile dello stato di salute dei prigionieri e nei confronti di Navalny non è stata assunta questa responsabilità. Il ministero belga evidenzia inoltre che la famiglia di Navalny deve avere accesso alle spoglie del defunto, e questo senza indugio. “Chiediamo alla Russia di prendere immediatamente le misure necessarie a tal fine“, si legge in una nota del ministero. “Alexei Navalny era il simbolo della resistenza del popolo russo alla repressione e alla dittatura. La sua morte ci ricorda ancora una volta quanto l’autoritarismo di Putin minacci la pace, la libertà e la prosperità, non solo in Russia e in Ucraina, ma anche altrove in Europa. La lotta di Navalny non sarà vana. Ieri ho avuto uno scambio con sua moglie, che continuerà la sua lotta. Le ho assicurato il mio pieno sostegno, quello del Belgio e dell’Unione europea“, ha commentato la ministra degli Esteri Hadja Lahbib. Stessa cosa dicasi per la Polonia, ove il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore russo a Varsavia in seguito alla morte in prigionia del leader dell’opposizione russa. In una nota, il governo polacco ha spiegato di aver invitato le autorità russe ad “assumersi la responsabilità della morte di Alexei Navalny e a condurre un’indagine completa e trasparente per determinare le circostanze e la causa della sua morte“.

Gli ambasciatori convocati ieri da Francia, Svezia e Finlandia

Ieri era stata la volta della Francia, con il ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné, che aveva annunciato di aver convocato l’ambasciatore russo in Francia dopo la morte in carcere di Alexeï Navalny. “Il regime di Vladimir Putin ha mostrato ancora una volta la sua vera natura”, ha dichiarato il ministro. Sempre lunedì scorso anche la Svezia ha convocato l’ambasciatore russo, annucniandolo via X dal dicastero senza altri dettagli. Plot identico a Madrid: anche la Spagna ha convocato l’ambasciatore russo. Ieri il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, aveva incontrato la moglie del dissidente, Yulia Navalnaya, nell’ambito del Consiglio Affari esteri dell’Ue. Al suo arrivo al Consiglio, il ministro ha definito la morte di Navalny “totalmente ingiustificata” e ha detto che “non sarebbe mai dovuta accadere”. Albares ha affermato che il responsabile della morte dell’oppositore è “evidentemente chi lo ha ingiustamente incarcerato“. Sempre via X, anche la Finlandia ha scelto ieri di annunciare la convocazione dell’ambasciatore russo, ribadendo come l’obiettivo sia sottolineare che “la Russia è responsabile e chiedere un’inchiesta completa e trasparente“. “Continuiamo a chiedere – ha ribadito il ministro degli Esteri di Helsinki – il rilascio di tutti i prigionieri politici in Russia“.

Berlino apripista

Nella giornata di ieri era stata Berlino a fare da apripista: in risposta alla morte di Navalny, il ministero degli Esteri tedesco aveva convocato l’ambasciatore russo in Germania. Ad annunciarlo era stata un portavoce del governo a Berlino. “I procedimenti politicamente motivati contro Alexei Navalny, così come contro numerosi altri critici del governo russo e le condizioni disumane delle carceri, mostrano quanto brutalmente la giustizia russa tratti i dissidenti, con quali mezzi il presidente Putin sopprima la libertà di espressione in Russia“, aveva dichiarato la portavoce, chiedendo esplicitamente il rilascio di tutti coloro che sono detenuti in Russia “per motivi politici“. Il portavoce del governo Steffen Hebestreit ha aggiunto che le autorità russe sono state invitate a chiarire le circostanze della sua morte “in modo esauriente e trasparente“. Il corpo deve anche essere consegnato in modo che possa aver luogo un'”indagine indipendente sulla causa della morte“.

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