Quando a Caserta Landini smantellò l’unico presidio per i cantieri sicuri

Quando a Caserta Landini smantellò l'unico presidio per i cantieri sicuri

Davanti all’ennesima strage sul lavoro, c’è solo una strada che non si può imboccare: quella dell’ipocrisia. Troppo facile buttarla in caciara puntando il dito contro il governo, troppo semplice urlare adesso quando in passato si è scelto il silenzio.

Parliamo di Maurizio Landini, sempre meno sindacalista felpato e sempre più politico da giacca. Quando nel maggio dell’anno scorso a Caserta venne smantellata l’unica associazione sindacale che si occupava proprio di prevenzione e sicurezza nei cantieri edili, coerenza avrebbe voluto che il leader Cgil dicesse almeno una parola o facesse qualcosa per evitarlo. Invece niente. Il silenzio era ancora più assordante dal momento che proprio quella provincia deteneva il triste record di morti sul lavoro e dal 2021 all’ottobre 2023 si era registrato quasi il 50% delle vittime del settore edilizio.

Insomma, era un territorio che avrebbe avuto sicuramente bisogno, più di qualunque altro, di un presidio a tutela dell’incolumità dei lavoratori, proprio quelli che Landini sostiene di difendere. Al contrario, l’Associazione Prevenzione e Sicurezza Edile di emanazione sindacale e i cui soci erano i tre segretari di categoria (nel dettaglio Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil), dopo essere stata azzoppata nel corso degli anni col passaggio da contratti full time a part time, è stata sciolta. Il tutto nonostante la figura dell’RLST (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale) sia prevista per legge dall’articolo 87 del contratto di categoria nazionale Imprese edili ed affini. Come se non bastasse, i sei dipendenti contrattualizzati a tempo indeterminato sono stati licenziati con una mail ordinaria e con tanti saluti. «Qui si continua a morire di lavoro, i sindacati si indignano a parole, ma nei fatti il nostro territorio, difficile e complicato, si ritrova senza i rappresentanti della sicurezza territoriale. Dove è la coerenza?», tuona al Giornale Giuseppe Maesano, uno dei lavoratori abbandonati dal sindacato. «Noi per anni andavamo in giro nei cantieri a fare prevenzione, anche in quelli che avevano già un RLS, eravamo apprezzati dai lavoratori stessi, ma adesso chi li protegge?», gli fa eco Rossella Borrelli, 47 anni, mandata via anche lei dopo 25 anni di lavoro in Cgil. Oltre il danno la beffa, perché le imprese continuano a pagare la quota prevista per la prevenzione senza però avere il servizio.

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