Vladimir Putin è pronto a parlare di pace. In un’intervista citata da Interfax, il presidente russo ha affermato che la Federazione è disponibile ad intavolare trattative con Kiev e che “se non fosse stato per l’Occidente, i combattimenti in Ucraina sarebbero cessati un anno e mezzo fa”. Lo zar ha detto che lo stesso Paese invaso non era intenzionato a porre fine alla guerra, nonostante la disponibilità di Mosca a raggiungere un accordo diplomatico.
All’indomani della conquista di Avdiikva, città nell’oblast’ di Donetsk da cui gli ucraini si sono ritirati dopo un duro assedio durato quattro mesi, pare che l’inquilino del Cremlino si senta abbastanza forte da intavolare un dialogo per una soluzione pacifica della guerra che, tra pochi giorni, giungerà al suo secondo anniversario. L’esercito di Kiev sta affrontando diverse difficoltà e si trova a corto di munizioni, mentre le risorse della Russia sono virtualmente infinite. Lo stallo politico al Congresso americano, inoltre, continua a impedire l’invio di un pacchetto di aiuti da 60 miliardi di dollari, vitali per lo sforzo bellico della nazione attaccata dall’armata di Putin.
Una congiuntura favorevole, dunque, per il presidente della Federazione che, tra un mese, si vedrà riconfermato alla guida del Paese dopo una tornata elettorale in cui non potrà esserci un altro vincitore se non lo zar. Se da un lato apre alla pace, dall’altro Putin ha ribadito in un discorso trasmesso alla televisione nazionale che l’Ucraina è una “questione di vita o di morte” per la Russia, il campo di battaglia su cui sarà deciso il destino della nazione. “Penso che sia ancora importante per noi stessi, e ancora di più per i nostri ascoltatori e telespettatori all’estero, comprendere il nostro modo di pensare“, ha affermato. “Tutto ciò che sta accadendo sul fronte ucraino: per loro è un miglioramento della loro posizione tattica, ma per noi è il nostro destino, è una questione di vita o di morte“.
È decisamente improbabile che questo appello al dialogo venga accolto con favore in Ucraina. Nel 2022, il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto che impedisce negoziati con la Russia fintanto che Putin risiede al Cremlino. La linea di Kiev, inoltre, è rimasta quella della riconquista di tutti i territori occupati, nonostante il focus delle operazioni per il 2024 sia stato spostato sul mantenimento delle posizioni difensive visto il fallimento della controffensiva dell’estate scorsa. Nel caso peggiore, ovvero se gli aiuti americani dovessero continuare ad essere bloccati dai repubblicani, Zelensky potrebbero però trovarsi costretto ad abbandonare la sua intransigenza e sedersi al tavolo con lo zar, prima del collasso totale del fronte ucraino.