Il monolite di “Odissea nello Spazio”, oggetto alieno dell’indimenticabile romanzo di Arthur C. Clark e del capolavoro cinematografico di Stanley Kubrick, è stato interpretato nei più svariati modi, scassinando con forza il cassetto della fantasia di milioni di persone. Quello che, però, ha sempre messo tutti d’accordo è la sua atipicità rispetto al contesto, perché frutto di una provenzienza lontana e di una tecnologia oltre l’avanguardia. Facendo un incauto parallelo, lo stesso si può dire dell’atterraggio dell’Audi A4 nell’orbita del mercato, nel 1994. In principio fu l’Audi 80, sua progenitrice, a scioccare il mondo delle quattro ruote con le sue linee morbide e tondeggianti, in antitesi con le squadrature tipiche del suo periodo, mentre la A4 ha perfezionato questo aspetto, aggiungendo altri caratteri di qualità, che hanno garantito l’accesso della Casa di Ingolstadt al tavolo dei più grandi, con un posto d’onore. Quella berlina, elegante e raffinata, che sembra ancora contemporanea, compie trent’anni.
Un design moderno
In autunno Parigi può essere malinconica e romantica al tempo stesso, con le sue foglie colorate che trasformano le strade in tappeti profumati, e con quella pioggerella fine che scandisce il tempo con il suo ritmo regolare. Nel 1994, però, Audi decide di rompere le regole, presentando la sua nuova berlina non all’interno del solito Salone, ma al di fuori di esso. Una mossa ambiziosa e ben ripagata. Fin dal primo sguardo, si intuisce che la nuova A4 ha la stoffa per imporsi sulla scena internazionale. Il suo design è un passo avanti a tutti, ed è in mezzo a quell morbide linee, levigate quanto basta, che si annida il segreto del suo indiscusso successo.
Le proporzioni sono simili a quelle della sua brillante antenanta, ma la A4 osa aggiunge dei fari più rastremati, una silhouette equilibrata e tondeggiante, con gli angoli decisamente smussati. Le bombature la rendono muscolosa, mentre il terzo volume quasi tronco è un tratto distintivo, dal piglio fresco e giovanile. Gli artefici di quel design, Imre Hasanić e Jürgen Albamonte, fanno completamente centro. A dispetto di un esterno così proteso verso il domani, l’abitacolo dell’Audi A4 è un tripudio di classicità, raffinata ed elegante. Una plancia dallo sviluppo orizzontale e un quadro strumenti con tre riquadri circolari, vengono integrati perfettamente con un impianto Hi-fi da primato.
Audi A4, meccanica e motori raffinati
L’economia di scala esiste anche a metà degli anni ’90, anche se non si risparmia su contenuti e dotazioni. L’Audi A4 adotta la stessa piattaforma della Volkswagen Passat coeva, ma brilla per assemblaggi e materiali di alta qualità. Dunque, la meccanica è in comune con la “cugina” di Wolfsburg ma, oltre alla trazione anteriore di base, può essere equipaggiata con la integrale quattro, vero marchio di fabbrica e vanto della produzione di Ingolstadt. La novità più grossa, a livello ciclistico, è rappresentata dal raffinato avantreno a quadrilatero alto ad asse sterzante virtuale, che sdoppia sia gli snodi del triangolo inferiore che di quello superiore, una soluzione che viene presa in prestito dalla contemporanea Audi A8, uscita pochi mesi prima. Quell’avantreno viene realizzato con porta mozzo in ghisa e leve in alluminio, montato su un telaietto ausiliario apposito. Una soluzione eccellente.
A livello di motori si spazia dal più grande e possente 6 cilindri di 2.8 litri, ai più piccoli e ricercati 4 cilindri a benzina di 1.6 e 1.8 litri, oltre al diesel di 1.9 litri. Oltre al canonico cambio manuale, è possibile avere anche l’automatico Tiptronic. Nel corso della produzione, poi, arrivano sia la variante S4, con V6 biturbo da 265 CV, che la brutale RS4 da 381 CV. Quest’ultima, sarà solo in carrozzeria Avant, la station wagon che, tra l’altro, esordirà sulla scena qualche mese dopo la berlina, nel 1995.
Un modello di successo
La cavalcata alle stelle della Audi A4 inizia ben fin da subito. Nel suo primo anno intero di commercializzazione, vengono venduti 272.000 esemplari, nonostante la competizione con rivali del calibro di BMW Serie 3 e Mercedes-Benz Classe C. La berlina media di Ingolstadt riesce a soffiare clienti alle connazionali, oltre ad ammaliare altri automobilisti che prima di lei non avrebbero optato per una vettura dei Quattro Anelli. A ottobre 2000, però, arriva il pensionamento della prima generazione di A4 – una serie che continua ancora adesso con le sue varie versioni nate in questi trent’anni – per lasciar spazio al nuovo modello. La Avant, invece, continuerà il suo cammino anche nel 2001.
Alla fine del percorso, il contatore segnerà 1.680.989 unità vendute in tutto il globo. L’Audi A4 ottiene un riscontro commerciale di molto superiore a quello della precedente 80, e riuscirà a consolidare l’immagine e la forza del costruttore bavarese nella ristretta cerchia dei marchi premium, dove nessuno avrebbe più osato mandarlo via. A distanza di trent’anni si può apprezzare ancora di più l’impatto che questo modello ebbe sulla società dell’epoca e il contributo di modernità offerto a tutto il settore automotive.